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lunedì 29 dicembre 2014

La festa di compleanno

Tutti noi abbiamo un compleanno. 
E questo è un fatto.
Alcuni di noi non festeggiano il proprio compleanno, altri optano per una cena a due o per pochi intimi.
E questo è un altro fatto.
Altri invece decidono di coinvolgere nei festeggiamenti per il compleanno proprio o dei loro piccoli figli il maggior numero possibile di compagni dell'asilo, prenotando un McDonald's o una ludoteca.
E questo, purtroppo, sembrerebbe essere un fatto molto comune nella scuola materna di Trottols.

Sabato pomeriggio di metà dicembre, grigio, piovoso ed un po' buio già alle 15.00. Armati di un invito stampato a vividi colori primari e consegnato all'asilo la settimana prima, ci aggiriamo persi per le campagne a sud di Milano, alla ricerca di una non meglio specificata ludoteca, che si trova in una non meglio specificata via di un non meglio specificato paesello, dove siamo attesi, insieme a tutti i compagni di Trottols, alla prima vera festa di compleanno della nostra vita. Trottols è caricata a molla, avendo saputo che ci saranno i gonfiabili e la vasca di palline.
Mentre la visibilità diminuisce, Il navigatore snocciola sicuro la sua litania. 
"Alla rotonda prendete la seconda a destra... Ricalcolo percorso... Tra duecento metri spostatevi sulla sinistra... Ricalcolo percorso... Sentite, che cazzo ne so di dove è 'sta ludoteca, lasciatemi stare! E poi non lo volevo nemmeno fare questo lavoro, io volevo fare quella che dice i treni alla stazione!"
Mentre il navigatore piange sconsolato nel suo cantuccio intravvediamo un capannone che sembra essere la nostra destinazione finale, nel quale stanno confluendo bambini di svariate età, tenuti per mano da genitori più o meno rassegnati. Parcheggiamo, scendiamo e tenendo a malapena Trottols, che tira come un cane da tartufi nelle campagne di Cuneo a Settembre, entriamo nel capannone.

E qui un piccolo appunto. Almeno per onestà intellettuale, signori gestori di ludoteche, scrivetelo sopra l'architrave della porta, "lasciate ogni speranza o voi ch'entrate". Anche in lettere piccole, ma scrivetelo. 

Varcata la soglia del capannone veniamo aggrediti da un'esperienza multisensoriale agghiacciante: un muro solido di suono a 140dB, con picchi di acuti, grida e risate di bimbi; lampi di colore che sfrecciano in tutte le direzioni, palline di plastica che volano neanche fossero state sparate da un cannone ad aria compressa, profumo di pizza, aranciata e pop-corn, che si diffonde dalle cinque stanze adibite a quartier generale di cinque feste contemporanee. Facciamo trenta bimbi a festa, stiamo parlando di 150 diavoli indemoniati ed altrettanti genitori e/o nonni.

"GONFIABILI!!! PALLINE!!!" Il grido di Trottols ci conferma che sì, ci sono i gonfiabili e c'è anche la vasca di palline, al momento presi d'assalto da piccoli kamikaze multicolori che rimbalzano a tutta forza e senza alcun riguardo per l'incolumità propria ed altrui. Mezzo secondo dopo la piccola si libera della mano trasformandosi anche lei in uno di questi proiettili umani.

Muovendoci con la cautela di 47 in Hitman raggiungiamo il box in cui si tiene la "nostra" festa, dove incontriamo gli altri genitori e nonni, che si distinguono in due categorie: i novellini, che con la testa incassata nelle spalle ed un'espressione di panico sul viso si guardano continuamente intorno, ed i veterani, ormai abituati a schivare con nonchalanche palline, pasticcini e bambini che ad intervalli regolari si introducono nel box per rifocillarsi tra un gonfiabile e l'altro.

Un paio d'ore dopo, quando anche i bimbi più grandicelli iniziano a vacillare per la stanchezza e gli adulti sono ormai vicini all'ipoacusia traumatica si aprono i regali e si mangia la torta: radunati a fatica nel box, i bimbi barcollanti trovano nuovo entusiasmo per il classico coro di incitamento al festeggiato "Strappa la car-ta! Strappa la car-ta!" che conclude il viaggio in questo girone dantesco.

Fino alla prossima festa.
 

martedì 2 dicembre 2014

Papà, mi dici le magliette?

Il passaggio dal nido alla materna (o, per dirla con Trottols, "dalla scuola vecchia alla scuola nuova") ha comportato un cambio di abitudini mattutine: non più dieci minuti sedute sul sedile del passeggero della macchina rossa a cazziare la mamma quando non rispetta il semaforo rosso, ma una breve passeggiata con papà, spesso foriera di uscite bambinescamente spiazzanti.

Il gioco più in voga in questi giorni è "papà, mi dici le magliette?", che detto così non significa granchè, ma che con le dovute premesse assume un significato chiarissimo.

Un sabato di qualche tempo fa, facendo la spesa all'Ipercoop ci siamo avvicinati ad un espositore di magliette da calcio. Quale miglior occasione per iniziare a dare a Trottols degli insegnamenti fondamentali?

"Vedi Trottols? Quella è la maglietta del Milan, di che colore è?"
"Nera e rossa"
"Brava Trottols! Milan alèèèè!"
"Milan alèèè!"
"E quest'altra maglietta, la vedi?"
"Sì"
"E' dell'Inter, è nerazzurra, bleahhh!"
"Inter bleahhh!"
"Bravissima Trottols! E questa qui? E' della Juve, è bianca e nera, bleahhh!"
"Juve bleahhh!"

E ci allontaniamo verso la corsia dei surgelati, io soddisfatto di aver chiarito a mia figlia quali siano i valori importanti nella vita, lei contenta di aver fatto felice suo papà.

Ogni cosa nella vita ha un prezzo. E il prezzo dell'aver iniziato Trottols alla vita da tifosa si è manifestato pochi minuti dopo, tornando a casa in macchina.

"Papà, mi dici ancora le magliette?"
"Milan, rossoneri, alèèèè"
"Alèèèèè! E poi?"
"Inter, nerazzurri, bleahh!"
"Bleahh! E poi?"
"Roma, giallorossi, bleahh!"
"Bleahh! E poi?"

E poi via, passando per i biancoazzurri della lazio, i blucerchiati ("Bucecchiati? Bleahhh!!!") della Samp, i giallorossi del Lecce, i neroverdi del Sassuolo, i rossoverdi della Ternana, i grigiorossi della Cremonese, i grigi dell'Alessandria, arrivando financo ai bianconeri del Derthona (ah, le figurine Panini della mia infanzia) ed ingenerando confusione con i rossoneri del Sant'Angelo Lodigiano e della Nocerina ("Ma come papà? Rossoneri no bleahh, rossoneri alèèèèè...").

Dopo venticinque minuti di magliette, fortunatamente siamo arrivati a casa, e credevo fosse finita lì.

Stolto.

Il lunedì successivo, alle 7.55 del mattino, camminando lentamente soto la pioggia verso la scuola materna, dopo aver saltato nell'ennesima pozzanghera, Trottols si gira verso di me, solleva la testina inclinandola e con il più smagliante dei sorrisi mi chiede
"Papà... Mi dici le magliette?"

"Milan, rossoneri, alèèèè"
"Alèèèèè! E poi?"
"Inter, nerazzurri, bleahh!"
"Bleahh! E poi?"
 
Da quel giorno, ogni mattina, ci facciamo almeno dieci-venti magliette. Per la mia sanità mentale cerco di variarle, ma ormai sono arrivato ai biancoazzurri della Spal, ai neri del Casale, agli arancioneri della Rhodense, ai bianconeri del Fanfulla.
 
Mi sa che mi toccherà aprire alla Premier League ed alla Bundesliga

lunedì 17 novembre 2014

La scrofa bidimensionale

Ovvero, di quanto un cartone animato possa incidere, positivamente o negativamente, sui comportamenti di una treenne.

La scrofa bidimensionale è, ovviamente, Peppa Pig. Cartone animato dall'inspiegabile successo (ma d'altronde io cosa ne so? Non ho mica tre anni...) capace di ipnotizzare Trottols per intere ere geologiche, è al contempo nume tutelare della tranquillità familiare ("Giulia! Smettila di urlare aggrappata alla maglietta di papà... No, non fare le capriole sul divano... Ti va di vedere un po' di Peppa Pig sull'Ipad?") e motore primo di tutte le negoziazioni ("NOOOOOOO nanne, papaààààà! Ancora uno solo Peppa Piiiiiig!!!").

Secondo gli psicologi che hanno a lungo studiato il fenomeno, Peppa Pig piace, oltre che per il disegno, bidimensionale e ricco di colori primari, perchè riproduce la realtà così com'è e permette al bambino di replicare i comportamenti della famiglia Pig, sentendosi così in controllo del suo mondo.

Appunto.

Da quando guarda la piccola suina rosa, Giulia ha sviluppato una passione per i dinosauri (gli animali preferiti da George, il fratellino di Peppa Pig) e poco le importa che il pupazzo che lei brandisce minacciosamente per tutta la casa gridando "ROAAAAR" raffiguri un coccodrillo e non un T-Rex...

Da quando guarda la picola suina rosa, Giulia ha deciso che gli stivali di gomma, che lei chiama impropriamente galosce perchè è così che sono definite nel cartone animato, vanno indossati con ogni condizione di tempo, perchè non si sa mai quando si può incontrare una pozzanghera nella quale saltare...

Da quando guarda la piccola suina rosa, Trottols ha quasi raddoppiato il tempo di percorrenza dell'itinerario casa-scuola nei giorni di pioggia, per saltare in ogni pozzanghera che incontra sul percorso, rammaricandosi tra l'altro della mancanza di fango...

Ma soprattutto, da quando guarda la piccola suina rosa, il diavoletto biondo richiede che ogni ingresso in casa venga preceduto dalla parola d'ordine inventata dalla scrofetta malefica: "Il gran pancione di papà"
Il che, capirete, per me che non sono esattamente un fuscello, è abbastanza seccante...  

martedì 28 ottobre 2014

Parole in libertà

Il (nemmeno troppo) lento cammino verso il dominio della lingua parlata di Trottols continua a riservarci momenti di sorpresa e esplosioni di risate. La piccola ha da poco scoperto il congiuntivo e come fare ad attirare l'attenzione verbalmente, quindi non è raro sentire uscite come: "Mam...pa, senti, ascolta."

Senti? Ascolta? Cos'è questa novità? Fino a ieri se non ti rispondevamo immediatamente ti limitavi a gridare più forte...

"Cosa c'è, trottols?"
"Se io fossi un cammello? "

Momento di stupore. A parte aver azzeccato il periodo ipotetico (che già non mi sembra poco per una treenne), che diavolo di domanda è?
"Se tu fossi un cammello... Boh, avresti due gobbe!"
"Ah, va bene, io vado a giocare".

Ed è così quasi ogni giorno. Sta arrivando Halloween? Di ritorno dall'asilo, dove hanno iniziato a preparare le decorazioni, il diavoletto biondo di punto in bianco esclama: "Mamma, papà, facciamo anche noi i pistrelli di Lalloween?"
"Pistrelli?"
"Sì, i pistrelli che volano!"

Finisce l'ora legale e torna quella solare? La domenica alle 18.00, guardando fuori dalla finestra, Trottolizia se ne esce con "Mamma, papà, ma oggi è buioso più presto!"
"Buio, Giulia, si dice 'è buio'". "Ma buioso è più bello..."

Seduti sul divano prima di andare a letto, guardando Milan-Fiorentina. "Papà, bella la partita. Ma perchè il fischiatore è vestito di giallo?"

"Cosa vuoi per cena, trottols? va bene la pasta al pesto?"
"No! oggi voglio mozzarella e podobori!"
"Pomodori, Giulia"
"No, i podobori, quelli rossi!"

Come tutte le mattine stiamo uscendo trafelati ed in ritardo per andare all'asilo. "Dai Giulia, esci, ti tengo aperta la porta dell'ascensore"
"No papà esci tu, te la reggio io!"
Mi sa che per i verbi difettivi è ancora un po' presto...

Colazione. Come al solito la regina della colazione fa il caffè per tutti, ma una volta avvicinatasi alla macchinetta la piccola lancia un grido angosciato

"Papà, mamma, mampà, venite!"
"Che è successo Giulia? Sei caduta dalla sedia? Ti sei fatta male? Ti sei versata il caffè bollente addosso e rimarrai sfregiata per sempre?"
"Sono quasi finite le càssule. Sabato bisogna comprarle all'Ipercoo!"

lunedì 20 ottobre 2014

Protocollo nanna - 2

Arrivata in cameretta sulle spalle di papà, è il momento di mettersi fisicamente a letto. Non prima però di aver serrato le gambe intorno al collo dell'anziano genitore ed aver gridato ridendo ilare "Sono rimasta incastrata!". Se il papà sopravvive all'ipossia da compressione del triangolo carotideo (cosa che con la crescita di Trottolizia diventa di giorno in giorno più difficile) la piccola viene appoggiata sul lettino per l'attività successiva.

La preghierina. Avete presente l'icona della bimba bionda in camicia da notte che, inginocchiata a fianco del letto recita una o più preghierine? Ecco, scordatevela. Il diavoletto biondo le preghierine preferisce recitarle sdraiata di schiena sul materasso, con i pantaloni del pigiama rigorosamente tirati su al ginocchio, le gambe in alto e le mani piene di pelouches. Invocata la protezione notturna dell'angioletto custode (che immaginiamo a serio rischio di karoshi) si passa avanti.

Bella giornata. Un giorno, su non mi ricordo più quale blog, ho letto che per un bambino è importante rivivere, al momento della nanna, gli avvenimenti della giornata. Quella sera stessa, al momento di andare a dormire, ho preso Giulia in braccio e iniziando con "Che bella giornata è stata oggi!" ho rapidamente riassunto cosa era accaduto quel giorno. Il successo dell'innovazione è stato tale che, la sera dopo e tutte quelle successive, Giulia ha chiesto a gran voce "Bella Giornata!", ascoltando e commentando, con particolari decisamente fuori luogo per un rapido riassunto ("Ho mangiato la pasta tutta, il sugo tutto, il pesce metà ma perchè non mi piaceva tanto, un bicchiere d'acqua, no due, la pesca no ma la banana sì"). Inoltre, non si capisce perchè, ma Bella Giornata va ripetuto due volte.
Ogni sera.
E guai se la seconda volta non è esattamente identica alla prima.

Terminata Bella Giornata Trottolizia inizia ad accettare che è veramente ora di fare la nanna, si fa mettere a letto e rimboccare le coperte, al grido di "Papà! Il coperchio!". C'è poi il baciocara della buonanotte, un minirituale complesso come una cerimonia del tè, che prevede uno scambio reciproco di un bacio e di una carezza, rigorosamente alternati, se no tocca ricominciare da capo.

L'ultimo atto del Protocollo Nanna è la storia della mamma, che come dice la parola stessa, è una storia letta dalla mamma ("perchè il papà pasticcione non è capace"), che può essere una versione condensata (molto condensata) di Cenerentola, di Cappuccetto Rosso o della Bella Addormentata Nel Bosco oppure la rapida lettura di un paio di pagine del primo libretto che capita a tiro.

Terminata questa estenuante serie di attività, che nelle sere no arriva a durare anche quaranta minuti, i due genitori distrutti possono crollare sul divano, mentre il diavoletto biondo, che non ha nessuna intenzione di dormire, canta felice le canzoni della baby dance e ripete, questa volta come soggetto attivo, il Protocolo Nanna al fido pelouche Papo.

venerdì 10 ottobre 2014

Protocollo nanna - 1

Tutti i libri di pedagogia infantile sono concordi sull'importanza dei rituali nello sviluppo dei bambini. Li tranquilizzano, danno loro serenità facendoli sentire in controllo di quanto accade loro intorno e con la loro prevedibilità sono un punto fermo delle loro giornate. Particolarmente importante sembra poi essere il rituale della messa a letto, che rappresenta il momento di passaggio dalla luce al buio, dalla veglia al sonno, quindi necessita di particolari cautele, bla, bla, bla...

Va bene. Abbiamo capito. Ligi ai consigli di chi ne sa più di noi, nel tempo abbiamo sviluppato dei piccoli gesti, che si ripetono identici a loro stessi ogni sera, che dovrebbero servire a facilitare la messa a letto del diavoletto biondo.

Già.

Peccato che quello che nessun libro si prende la briga di scrivere è che i rituali sono come i diritti acquisiti per il PD. Non si toccano. Non si possono più eliminare, se ne possono solo aggiungere altri, ad libitum

Ad libitum di Giulia, ovviamente.

La quale, da piccola negoziatrice eccellente con l'obiettivo ben chiaro in testa di andare a letto il più tardi possibile ha trasformato nel tempo il protocollo nanne in una maratona di attività cadenzate come nemmeno in catena di montaggio Fiat pre autunno caldo.

Ad oggi infatti il rituale della nanna prevede:

Formale comunicazione dell'inizio del protocollo e relativa negoziazione. "Giulia, è ora di andare a nanna, spegni l'Ipad!" "NOOOOOOOOO!!!!! L'ultimo Peppa Pig, per favore mam...pa!". "Va bene, ma uno solo, d'accordo?". "No, due!"

Nascondino sul divano. Spento l'Ipad ed appoggiatolo sul divano, Trottolizia afferra un cuscino e se lo mette sulla faccia al grido di "mi sono nascosta!". Segue una finta ricerca spasmodica dei due genitori che al grido di "Non vedo Giulia! E' in cucina? E' in sala?" suscitano risatine pazze nel diavoletto biondo da sotto il cuscino, finchè il cuscino stesso non viene sollevato e Giulia accetta di essere stata scoperta. Il protocollo prevede comunque la ripetizione della pantomima per due volte.

Seguono lavaggio denti, pipì e pigiamino, attività che Giulia è ormai in grado di svolgere quasi da sola, in un tempo variabile tra i due ed i ventisette minuti. Ovviamente, maggiore è la stanchezza di mamma e papà, più è lungo il tempo impiegato da Trottolizia per infilarsi i pantaloni del pigiama.

Giro in spalla. Lavati i denti ed infilato il pigiamino, Trottols si accomoda sulle spalle del papà e lo incita a portarla in giro per la casa cantando "Il giro in spalla è il massimo che c'è" sulle note de "Il materasso" di Renzo Arbore.

E non ci siamo ancora nemmeno avvicinati al letto.

-continua-

mercoledì 1 ottobre 2014

Modi di dire

Ormai Giulia è diventata una macchina. Avete presente quelle macchine, generalmente appoggiate su un treppiede o montate su una jeep e manovrate da uomini in uniforme? Mitragliatrici, si chiamano. Ecco, Giulia è la Browning M2 delle parole. Sarà che è una femmina, saranno gli stimoli a cui è continuamente sottoposta, sarà una predisposizione genetica per la quale dobbiamo ringraziare la mamma, ma da quando si sveglia al mattino (che come sappiamo è molto presto) a quando va a letto la sera non smette un secondo di parlare. Un solo secondo. A meno che non abbia la bocca piena di clecle o altro.
Anzi, a pensarci bene, a volte parla anche nel sonno...
E' chiaro che non avendo (ancora) gli strumenti per esprimere compiutamente il suo pensiero ogni tanto ci delizia con delle uscite che, nella sua logica sono perfettamente consequenziali, ma che ad un adulto paiono un trattato di fuzzy logic.

Ora di cena, mamma e papà chiacchierano tranquilli in cucina, Giulia che ha già mangiato - due volte - è sdraiata sul divano in sala con in braccio il suo ipad e naviga tra Peppa Pig, Masha e Orso e l'intramontabile Jingle Bells.
Arriva l'ora di andare a letto e viene attivato il protocollo sonno (che merita un post a parte, stay tuned). "Giulia, è ora di andare a nanna, dopo questa canzone spegni."
"NOOO!!! Non è veroooo!!! Ancora cinque minuti!"
"No Giulia, è tardi, vedi che fuori è buio? Spegi l'ipad, che ci laviamo i denti e andiamo a nanna."
Riconosciuta l'ineluttabilità degli eventi la mano di Trottolizia si muove stanca verso il tasto di spegnimento dell'ipad, non senza un ultimo commento.
"Papà, tu non mi piaci a quest'ora!"

Pomeriggio inoltrato, quell'ora che nel Trottomondo si pone tra la seconda merenda pomeridiana e la cena. Papà, in vena di scherzi, prende in braccio Giulia, le fa il suo più bel sorriso e le dice:
"Va bene Giulia, adesso pipì, denti e poi a nanna".
Smarrimento sul volto della piccola.
"Ma papà, non è buio fuori!"
"Oggi si va a nanna prima, Giulia!"
"Ma la pappa! Il riso con i piselli!"
"Ah, non te l'ha detto la mamma? Stasera non si cena! Andiamo a letto e basta!"
"Ma... ma noi ceniamo tutte le altre sere! PAPPPA!!!!! MAMMMAAAAAAA!!!!"
Volto trasfigurato, lacrime a fiumi, terrore al pensiero di non potersi riempire ulteriormente lo stomachino. Prima che i vicini allarmati dalle urla chiamino gli assistenti sociali decido di tagliar corto con lo scherzo.
"Dai Trottola, è uno scherzo, certo che mangiamo, come tutte le sere!"
Non appena queste parole si fanno strada nel cervello di Trottols il pianto si quieta, la piccola alza la testa e mi guarda fisso con aria di rimprovero:
"Papà... Non è affatto divertente!"
Ma da dove le saltano fuori?

In auto, di ritorno dalla spesa. Radio DeeJay trasmette I love It degli Icona Pop. Spengo il motore e Giulia, dal seggiolino sul sedile posteriore, si allarma immediatamente.
"Aspetta papà!"
"Cosa devo aspettare, Trottols?"
"La canzone che finisce, mi piace!"
In effetti, pensando in retrospettiva, mi rendo conto che Giulia si è unita agli ultimi tre o quattro "I don't care"
"Ma Giulia, spiegami, capisci le parole?"
"No papà, non capisco le parole..."
e meno male, sennò toccava portarti alla più vicina sede del Mensa
"...però capisco la canzone!"
Una frase che sintetizza, anzi distilla, il concetto di universalità del linguaggio musicale.
 

lunedì 22 settembre 2014

Diario

Giorno 1.140

Caro diario,
tutto procede secondo i piani. Le curve di accrescimento fisico e mentale sono rispettate al millesimo, i processi di apprendimento, verbalizzazione e coordinazione oculo-manuale sono nella norma, tanto che sono finalmente in grado di appuntare sul pc, per future analisi, quello che sta succedendo intorno a me.
L'unica novità degna di rilievo di queste ultime settimane è la modifica del luogo di residenza diurna. Spero che non sia dovuto a qualche mio comportamento sospetto, visti gli sforzi che faccio per comportarmi da treenne... Comunque sia il nuovo luogo (che mi hanno detto chiamarsi scuola materna) è più o meno come il precedente (definito asilo nido) anche se i miei compagni sono più grandi di me. Forse potrò cooptare qualcuno nel mio progetto di conquista del mondo, anche se sembrano essere tutti interessati solo all'attività ludica. Alla scuola materna la sorveglianza sembra meno ossessiva, gli spazi sono più grandi ed è possibile scomparire per qualche secondo alla vista delle giovani sorveglianti. Secondi preziosi, che dovrò mettere a frutto. Ancora non so come, ma d'altronde ho appena compiuto tre anni... 

Per quanto riguarda il resto della giornata, invece, la situazione è sensibilmente migliorata: i due tizi con cui condivido l'abitazione (che ho capito amano essere chiamati mamma e papà) non sospettano nulla,  si rivolgono a me con un tono di voce gioviale ed amichevole, utilizzando un vocabolario semplice e limitato. Sembrano essere particolarmente felici quando risolvo un puzzle di 12 pezzi o quando ripeto a memoria delle canzoni insulse che sono costretta ad ascoltare tutto il giorno nella residenza diurna. Non parliamo di quando ripongo nella scatola i parallelepipedi colorati che uso per simulare gli scenari di fuga. Quello sembrano apprezzarlo particolarmente.

Anche in casa inizio a godere di qualche minuto di libertà. Ho scoperto che svegliandomi sufficientemente presto e chiedendo la colazione con tono di voce alto e petulante vengo lasciata sola in cucina con latte, biscotti e cartoni animati per qualche minuto. L'ideale per affinare la mia strategia. Se solo riuscissi ad arrivare al cassetto degli attrezzi, e se Peppa Pig non fosse così dannatamente piacevole, potrei organizzare qualcosa di serio.
Al pomeriggio, di ritorno dalla residenza diurna non mi faccio mai mancare un'oretta di addestramento fisico (devo assolutamente sviluppare gli addominali, da qualche parte ho letto che servono) ed un'altra oretta di pianificazione con carta e penna, che la femmina di casa definisce "giochiamo a colora colora". Vabbè, contenta lei... 
Dopo cena un'altra mezz'ora di addestramento fisico, questa volta con il maschio. Nota a me stessa: devo ricordarmi di andarci piano, a volte mi faccio prendere dall'entusiasmo e a momenti l'altra sera gli rompo il naso con un fumikomi. Poi un po' di Ipad sul divano, che mi permette di tenermi aggiornata su quello che succede nel mondo, perlomeno le volte che Peppa Pig non mi trascina nel suo gorgo ipnotico... 

La cosa di cui vado più fiera però è quello che viene definito "rituale della nanna". Ogni sera, messo il pigiama e sdraiata nel letto, ordino: "Papà, bella giornata!". Il maschio di casa, ormai addestrato alla perfezione, mi prende in braccio e mi fa un minuzioso riassunto di quello che crede che io abbia fatto nella giornata. Così so immediatamente se le mie attività hanno destato qualche sospetto. Per la cronaca, finora tutto bene.

Alla prossima.

martedì 16 settembre 2014

Strategie di negoziazione

Quando la trottolizia ha un bisogno, questo deve essere soddisfatto. 

Subito. 

Visto che però non sempre mamma e papà sono pronti (o sufficientemente veloci) ad accondiscendere, il diavoletto biondo ha elaborato alcune tecniche di negoziazione che la aiutano nel difficile compito del far sì che il mondo giri esattamente come vuole lei.
La strategia base, definita "trade off sbilanciato" (unbalanced trade off) prevede da parte di Trottolizia l'assegnazione di un valore emozionale altissimo ad ogni richiesta; se questa viene negata, la reazione è talmente sopra le righe da sbilanciare la controparte, che si trova così a riconsiderare il suo diniego ed il più delle volte a modificare la posizione negoziale di partenza.
L'unbalanced trade off è presente nella cultura da tempo immemore, e nei secoli ha assunto diverse denominazioni. La più vicina a noi, per localizzazione geografica e temporale è chi vusa püsé la vaca l’è sua. Di seguito un esempio.

"Mamma, papà posso avere un clecle?"
"No Giulia, stamattina ne hai già mangiato un pacchetto intero, sono le 12.25 e tra cinque minuti è pronta la pasta".
"MA IO HO FAMEEEEEEE!!!!!! MAMMMAAAAAA!!! PAPAAAAAAA!!!! UN CLECLEEE!!!! UN CLEEECLEEEEEE!!!!! DAAAIIIII!!! NIENTE CINQUE MINUTI!! NIENTE PASTA!!! FAMEEE!!!! CLECLEEEEEEE!!! BWAAAAAAAAAAHHHHHH!!!!".

Questo, che sembrerebbe il più classico dei capricci, è invece una mossa degna di un Gran Maestro di scacchi. Infatti il genitore, analizzando la situazione sotto diversi piani, non può che arrivare ad una conclusione univoca:

-sul piano emozionale, gli spiace vedere sua figlia che piange così disperatamente, magari addirittura seduta per terra in un angolo faccia al muro, per una richiesta che può essere agevolmente soddisfatta;
-sul piano pratico, è difficile compiere qualsiasi attività con una fonte di rumore a 120db nel raggio di venti centimetri (eh, sì, perchè la strategia dell'unbalanced trade off prevede che trottolizia identifichi l'anello debole - nel 95% dei casi il padre - e lo segua urlando per tutta la casa);
-sul piano legale, il rischio che qualche vicino chiami i servizi sociali, sebbene remoto, non è mai del tutto escluso.

Quindi l'unica mossa logica che la controparte può fare è accondiscendere alla richiesta del diavoletto biondo e consegnare il clecle. Nel giro di mezzo secondo le lacrime si asciugano, le urla si quietano, torna il sorriso e per la casa si diffondono pace e un forte rumore di masticazione.

1-0 per il diavoletto e palla al centro.

Quando l'unbalanced trade off non funziona, ad esempio perchè mamma e papà si sono procurati una stanza insonorizzata e dei tappi per le orecchie, Giulia passa ad una negoziazione più sofisticata, basata sul concetto microeconomico di sforzo marginale decrescente. Anche questa strategia, definita "richiesta incrementale" (incremental request) è molto antica, risalendo addirittura ai tempi di Papa Leone X, ed è nota anche come hai fatto 30, fai 31.   

"Mamma, papà, prima di andare a letto mi raccontate una storia?"
"Ma certo Giulia, che storia vuoi?"
"No una storia, due".
Ecco l'incremental request. A questo punto il genitore può rifiutarsi, rischiando però di generare una situazione di unbalanced trade off, oppure accettare. Anche se l'applicazione della strategia base non è così automatica, visto che Trottols ha ben altre frecce al suo arco. Facciamo un bel respiro, tappiamoci le orecchie, rifiutiamo e vediamo che succede.
"No Giulia, una storia sola".
"Ma mamma, papà l'altra sera mi ha raccontato due storie". Interessante. Quindi c'è il precedente. Rifiutarsi diventa sempre più difficile. E poi, diciamocelo; una volta tirato fuori il libro delle favole, messa a letto Giulia, rimboccate le coperte, il tempo incrementale della lettura di una seconda favola è trascurabile. Abbiamo fatto 30, facciamo 31.
"Va bene, Giulia, due favole"
"E l'ipad?"
"No, Giulia, o le favole o l'ipad, lo sai".
"Solo cinque minuti, daiiiii..."
E il loop si ripete, potenzialmente all'infinito.

2-0 per Giulia.

E siamo solo al decimo del primo tempo.

giovedì 11 settembre 2014

Viaggio a Nusco - 2

ore 0802
Prima pausa, prevista, alla spacceria per colazione e saluto lacrimoso al pasticcere (non lo vedremo per una intera settimana...). 
Rallento, metto la freccia, accosto per parcheggiare.
"Mamma, papà, siamo quasi arrivati?"
 
ore 0817
Carichi di zuccheri e caffeina imbocchiamo l'autostrada in direzione sud. Trecento metri dopo il casello...
"Mamma, papà, questa non è la strada per il mare."
"No Giulia, oggi non andiamo al mare, stiamo andando a Nusco dai nonni, ricordi?"
"Mamma, papà, siamo quasi arrivati?"  

ore 1007 
All'altezza di Firenze, dove siamo arrivati senza intoppi grazie ad una Winx regalata a Giulia la sera prima da un ristoratore (al quale vanno - ancora oggi - i nostri più sentiti ringraziamenti) è il momento della pausa caffè per il papà. Basta che il rumore del motore scenda di un'ottava e
"Mamma, papà, siamo quasi arrivati?"
"No, Trottolizia, ci stiamo fermando per bere un caffè. Devi fare pipì?"
"No"
"Sicura? Non vuoi venire con la mamma?"
"NO-OO!!!"
"Sicura sicura sicura?"
"Mamma, papà, ho detto di no!"

ore 1028
Ripartiti da tre minuti, pronti a macinare d'un fiato altri 250 km come minimo, le notizie di Isoradio per il prossimo tratto di strada sono buone, siamo carichi a molla, nulla può rallentarci.
"Mamma, papà, siamo quasi arrivati?"
"No, Trottola, manca ancora tanto... Vuoi che mettiamo le tue canzoni?"
"Dopo, mamma, papà, adesso devo fare pipì."
"Ma te l'abbiamo chiesto cinque minuti fa e hai detto di no..."
"Prima non mi scappava, adesso sì."

In effetti, il ragionamento non fa una grinza.
  
ore 1258
Decidiamo di aspettare di superare Roma prima di pranzare.
Noi due, perchè Trottols ha già mangiato, nell'ordine:
- un pacchetto di clecle lunghi alle 1100
- il toast crudo che doveva servire per pranzo alle 1130
- l'avanzo della brioche mangiata in spacceria e sapientemente conservata dalla mamma in previsione di un attacco di fame, puntualmente verificatosi alle 1204
-un altro paio di clecle alle 1235
"C'è un autogrill, che dici, ci fermiamo?"
"Aspetta, magari adesso che ha lo stomaco pieno si addormenta, andiamo avanti ancora un po'"
Ah, l'illusione genitoriale... Supereccitata dalla novità del viaggio, trottols non vuole perdersi un secondo di questa giornata e non pensa minimamente a dormire, anzi!
"Mamma, papà, Papo mi ha detto una cosa..."
"Cosa, tesoro, forse che vuole fare la nanna?"
"No, ha chiesto: siamo quasi arrivati?" 

ore 1440
Ripartiti dopo il pranzo in autogrill con lo stomaco pieno, culliamo ancora la speranza che il diavoletto biondo (che già che c'era ha mangiato anche un bel pezzo del Camogli di papà) soccomba al sonno, ma dopo qualche minuto veniamo gettati nella diperazione più nera...
"Mamma, papà, siamo quasi arrivati?"
"No Giulia, manca ancora tanto, stiamo per arrivare a Montecassino."
"Ma io mi annoio... a cosa giochiamo?"

Ed è a questo punto che si palesa una delle principali differenze tra cervello maschile e femminile: mentre la mente di papà è uno schermo bianco sul quale scorrono giochi impraticabili in macchina (le bolle di sapone, le costruzioni, gli attaccastacca, il libro per colorare), mamma dopo aver elaborato la richiesta della figlia per un microsecondo ed aver analizzato vincoli, pro e contro di un centinaio di alternative, produce un'idea geniale.
"Giochiamo.... a chi vede prima un castello con dei draghi!"
"SIIIIIIII!!!!!!"
"Mamma, papà, ho visto un castello dei draghi!"
"No, Giulia, quello è un centro commerciale."
"Mamma, papà, ho visto un castello dei draghi!"
"Quasi Giulia, se vivessimo in un mondo steampunk lo sarebbe, qui è solo una vecchia fabbrica abbandonata."
"Mamma, papà...."
"...."
"Cosa c'è Trottols?"
"...Siamo quasi arrivati?" 

ore 1530
Mamma e papà sono quasi allo stremo. Le buone notizie sono che abbiamo passato Napoli e quindi manca un'oretta all'arrivo e soprattutto che la testa di Trottolizia sta ciondolando visibilmente sul collo, segno inequivocabile di un prossimo adormentamento.
"Che dici, mettiamo le sue canzoni? Magari le fanno effetto ninna nanna e si addormenta."
"Dai, proviamo."

Poveri stolti... Alla prima nota della prima canzone (Gli Indiani, mica Twist 'n' Shout) Trottols si risveglia di botto ed inizia ad agitarsi sul seggiolino come Caressa al gol di Grosso contro la Germania ai Mondiali del 2006.
Ogni traccia di sonno scompare immediatamente dai suoi occhi e, ad ogni cambio di canzone ci delizia con una domanda
"Mamma, papà, siamo quasi arrivati?" 

ore 1620
Siamo arrivati.
Siamo finalmente arrivati.
Siamo finalmente arrivati a Nusco.
C'è stato un momento, più o meno all'altezza di Ceprano, che ho dubitato che ce l'avremmo mai fatta, ma adesso va tutto bene. I nonni ci stanno salutando da lontano, c'è il sole e il nostro viaggio è finito.
"Mamma, papà, siamo quasi arrivati?"
"SIIIIIIII!!!! SIAMO ARRIVATI! ARRIVATI! ARRIVATIIIIIIII!!!!"
"Mamma, papà..."
"Cosa c'è, trottols? Cosa vuoi adesso? COSA VUOI?"

E la risposta di Trottols spiega, meglio di qualsiasi lezione universitaria, come tutto sia relativo.  

"Non è stato un viaggio lungo."

martedì 9 settembre 2014

Viaggio a Nusco - 1

Visto che ormai è costume festeggiare il compleanno di Trottolizia con i nonni, che in estate si trasferiscono a Nusco, nei giorni immediatamente precedenti l'evento si pianifica minuziosamente la trasferta. Particolare attenzuone viene dedicata allo spostamento in auto dalla Liguria al paesello irpino, che Google Maps dichiara distare 680km, percorribili comodamente in circa 6h 31m.

Sì, comodamente.

Se non ci sono code in autostrada.
Se non c'è traffico congestionato.
Se non ci sono lavori in corso.
Se il diavoletto biondo si comporta in modo esemplare.

Ora, non occorre essere un genio della statistica per comprendere che la probabilità del verificarsi contemporaneo di questi quattro eventi è qualcosa di molto prossimo a zero, quindi, non potendo influire in alcun modo sulle condizioni del traffico delle autostrade italiane o sugli orari di lavoro degli asfaltatori, ci concentriamo sulla gestione del comportamento di Giulia.

Per addolcire il quale la capiente borsa all'uopo acquistata viene riempita con:

Acqua buona (bottiglietta riempita d'acqua fresca sotto gli occhi della piccola, se no "così non è giusto!");
Clecle lunghi per lo spuntino di mezza mattina e per la merenda (se necessaria);
Toast crudo per il pranzo;
Iphone caricato al 100% con "le mie canzoni" (una playlist di 1h 16min di agghiacciante baby dance, fortunatamente inframmezzata da canzoni ascoltabili come Brava Giulia e L'Ombelico del Mondo);
Bambole assortite da sgridare e mettere in castigo durante il viaggio;

E, nel caso tutto questo dovesse non bastare, l'arma segreta, nome in codice iTata. Un iPad traboccante di episodi di Peppa Pig e Masha e Orso, capaci di ipnotizzare anche la più attiva delle Pisqui per una mezz'oretta almeno.

ore 0800
Felici di essere riusciti a rispettare la tabella di marcia (sveglia - vestizione di Pisqui - caricamento auto), con la macchina stracarica usciamo di casa. Un metro fuori dal cancello una vocina dal sedile posteriore ci getta nel più profondo sconforto.
"Mamma, papà, siamo quasi arrivati?"

Sarà un lungo viaggio.

- continua -


lunedì 1 settembre 2014

La Spacceria

La spacceria è un posto magico. E' vicino alla casa dei nonni, ci andiamo in macchina, ha le vetrine verdi e dentro è pieno di cose buone. Ogni mattina che non è lunedì beviamo il cappuccino, papà mi fa mescolare il suo caffè e mamma mi dà un pezzo di brioche. E poi c'è il tato delle brioches...

La spacceria è, evidentemente, il bar pasticceria nel quale, durante le vacanze, facciamo colazione prima di andare in spiaggia. Ottime brioche, giornali a disposizione, buon caffè, l'atmosfera rilassata del bar di paese... Si sta bene e ci mette di buon umore. In più quest'anno Giulia ha iniziato a mostrare un interesse particolare per il pasticcere... Saranno le brioche che le dà, sarà che ogni tanto le fa una tazzina di schiuma di latte, sarà che ha una faccia simpatica, ma nostra figlia è andata giù di testa. Ogni mattina, scesa dalla macchina, parte a razzo verso il negozio, apre la porta e con urla acutissime di giubilo palesa la sua presenza, con sommo gaudio degli avventori. Saluta il pasticcere a voce altissima e se lui per caso è impegnato, il diavoletto biondo inizia a saltellare su e giù sventolando braccia e treccine finchè non viene finalmente salutata.
A quel punto, quando si rende conto di essere stata notata, subentra il "e adesso che succede?". Trottolizia si irrigidisce, diventa tutta rossa, si fa prendere in braccio per guardare aldilà del bancone e scrutare il pasticcere nascondendo la faccia nel collo di papà, alternando sorrisi beati a strilli di gioia, che a lungo andare provocheranno il distacco del timpano al povero genitore.

Insomma, una cotta in piena regola.

Il pasticcere sta ovviamente al gioco, con sorrisi e complimenti, per la vergogna gioiosa di nostra figlia, che alterna fughe in avanti a precpitose ritirate tra le gambe di mamma o papà.

L'altra sera, mentre tornavamo a casa in macchina dopo cena, Giulia ha salutato la spacceria come fa sempre. "Ciao spacceria! Ci vediamo domani mattina per la pappa!"
Un secondo di riflessione e silenzio e poi... "Mamma, papà, io sono innamorata del pasticcere".
Ci guardiamo un secondo e scoppiamo a ridere. Avrà sentito noi due che ogni mattina lo ripetiamo agli avventori del bar per giustificare il suo comportamento da invasata. Però sentire tua figlia che dice di essere innamorata fa comunque un certo effetto, no?
Un altro secondo di pausa e "Mamma, papà, io voglio domire col pasticcere!"
La temperatura all'interno della macchina precipita di trenta gradi. Eh, no, cazzo. Questo da noi non l'ha sentito.
Sto già inziando a preoccuparmi di dove mia figlia voglia passare la notte.
Con quindici anni di anticipo.

mercoledì 27 agosto 2014

Colazione

Una cosa ha il potere di mandarmi in bestia appena alzato la mattina. E' una piccola cosa, d'accordo, ma riesce a rovinarmi l'umore almeno fino alle 11. Sto parlando del maledetto biscotto che, inzuppato nel caffè per quel secondo di troppo, si spappola e precipita nella tazzina, rovinando se stesso ed il liquido nel quale è irrimediabilmente affondato. No, dico, il primo caffè della mattina. A parte le Macine, che hanno una capacità di assorbimento pari a quella di un intero rotolone Regina e quindi possono stare a mollo delle ore, tutti i biscotti, di tutte le marche, condividono questo triste destino.

Da quando in casa nostra la vecchia macchina per il caffè De Longhi, che partendo dal caffè in grani produceva un ottimo espresso, è stata sostituita dalla più pratica e facile da usare Nespresso a capsule, il diavoletto biondo si è autonominata Regina della Colazione, titolo che comporta numerose responsabilità. 
Giulia sta imparando a contare e riconosce i colori, quindi tiene la contabilità delle capsule e ci ricorda, nel caso il livello di un qualsiasi gusto scenda sotto lo stock minimo di sicurezza, che "bisogna fare la spesa di cassule".
In base ad un non meglio specificato senso estetico e delle proporzioni tra colori, decide quale gusto ciascuno di noi debba bere ogni mattina. 
"Papà, oggi tu bevi la cassula nera e la mamma beve la cassula rossa." 
"E perchè, Giulia?" 
"Perche la macchina di papà è nera, la macchina di mamma è rossa". E vabbè...
Chiaramente la Regina della Colazione prepara anche il caffè (tanto basta mettere la capsula e schiacciare un tasto) e lo serve a tavola. Tutto bene, senonchè il caffè va anche zuccherato, e qui il generatore di numeri casuali che Trottolizia ha nella testa dà il meglio di sè. Non ci sono due giorni a fila che il mio caffè riceva lo stesso numero di cucchiaini di zucchero, e meno male che marco stretta la biondina e dopo la seconda badilata riesco a distrarla...
Nessuna colazione è completa senza biscotti, quindi Giulia recupera i sacchetti dalla dispensa, li mette in tavola arrampicandosi sul seggiolone e, da vera Regina, decide quanti biscotti elargire agli affamati genitori. Ovviamente non sempre (anzi quasi mai) domanda ed offerta coincidono...
Dotata di vero spirito di soddisfazione delle esigenze del cliente, Trottolizia offre un servizio completo che più completo non si può; non si limita infatti a porgere i biscotti a mamma e papà, ma insiste per spezzarli e tuffarli lei stessa nella tazzina, per quel secondo di troppo necessario ad innnescare lo spappolamento che menzionavo prima.
Tutte le sacrosante mattine.

mercoledì 30 luglio 2014

Il Re è Nudo

Inizia con questo post una rubrica, che verrà aggiornata saltuariamente quando trottolizia fornirà materiale per farlo, e che è stata chiamata appunto "il Re è Nudo" in omaggio alla famosa fiaba I vestiti Nuovi dell'Imperatore di H.C. Andersen.

La logica dei bambini è strana e senza filtri e spesso i loro ragionamenti conducono in luoghi in cui noi adulti non vogliamo o possiamo avventurarci, per convenzioni sociali, educazione o semplicemente perchè ragioniamo in modo diverso. A volte i risultati sono sorprendenti ed umoristici.

Sabato pomeriggio di mezza estate, vado da Rocco, il mio fido parrucchiere, per l'ultima regolata ai capelli prima delle vacanze. E' la fine di luglio e, sedutomi sulla sedia, richiedo a gran voce "Taglio Estivo!". Rocco annuisce, afferra la macchinetta e mi riduce come nemmeno Elvis Presley alla visita di leva.
Alla fine, tutto tronfio del mio comodo taglio, mi rimiro nello specchio, facendo finta di non notare tutto il rosa che inizia a scorgersi tra i capelli che, purtroppo ormai è innegabile, vanno sempre più diradandosi.

Arrivato a casa vengo squadrato da capo a piedi da trottolizia, che da quando ha capito che prima o poi le taglieranno i lunghi capelli biondi è molto sensibile all'argomento. La piccola mi guarda dal basso in alto, socchiude gli occhi un attimo, poi li spalanca in un inequivocabile moto di comprensione, si rivolge alla mamma e sorridendo le dice:

"Guarda mamma! Papà ha quasi finito i capelli!"

Il Re è nudo, appunto.

venerdì 25 luglio 2014

Ipad di papà

Che bello arrivare stanchi a casa dopo un giorno di lavoro sapendo che c'è tua figlia che ti aspetta. Quell'esserino che prova per te un amore incondizionato, per la quale tu sei tutto il mondo.
Che bello infilare la chiave nella toppa, aprire la porta e vedere trottols illuminarsi dal'altra parte della sala, che bello vederla saltare in piedi e correre attraverso la stanza con un sorriso radioso stampato sul volto, che bello quando abbraccia forte forte le gambe di papà gridando "Ciauuuuuuu!!!!", che bello quando poi alza la testolina bionda, ti guarda ridendo e dice....

"Ipad di papà"

Ipad di papà?

Ma razza di piccola paracula prezzolata.
Tralasciamo per un attimo il fatto che quando mi hai abbracciato forte forte le gambe mi hai anche allungato una poderosa testata nei marroni, e questa cosa si ripete tutte le sere, TU non sei contenta di vedermi in assoluto, TU sei contenta di vedermi perchè tua madre, esausta, esaurita ed esasperata dalle tue frequenti, fragorose e fracassanti richieste, ti ha promesso che l'ipad l'avresti avuto dopo cena, all'arrivo di papà.

E adesso che papà è arrivato TU, piccola dipendente in nuce di Equitalia dal sorriso mefistofelico, passi immediatamente all'incasso. E nel giro di due secondi, casomai io non avessi capito, ripeti la domanda.

"Ipad di papà?"

"Ciao Giulia, anch'io sono contento di vederti, anche tu mi sei mancata un sacco..."
"Ipad di papàaaaaaaaaaaaa!!!"
"No, l'ipad lo puoi avere dopo cena, come sempre, adesso mangiamo."

"Pattapetto, poi ipaaaaad!" gridi, dirigendoti felice verso il seggiolone.

Una forchettata di pasta al pesto, ti togli la bavaglia e "Ho finito. Ipad?"

"No, Giulia, non hai finito. Vedi quanta pasta c'è ancora nel piatto?"

Seconda forchettata. "Adesso ipad?"

"No, secondo me hai ancora fame. Mangia ancora un po'."

E qui il diavoletto biondo della Tasmania inserisce la velocità warp e nel giro di ventisette secondi netti la pasta sparisce dal piatto.

"Adesso ho finto pasta. Ipad?"

"Aspetta, Giulia, prima devono finire mamma e papà, se no ti strangolerai sempre col cibo"

Avete presente la faccia da fiducia tradita? Ecco, Giulia è bravissima a trasmettere il concetto "questo non era nei patti" con l'espressione del volto, visto che con le parole ancora non ci arriva. Soffoco a stento una risata ammirata ed affondo la forchetta nel piatto.

"Hai finto papà?"

"No Giulia, vedi che il piatto è ancora mezzo pieno? Non è che posso soffocarmi con la pasta per il tuo ipad."

Mangiare con un gufetto biondo appollaiato sul seggiolone che ti scruta e ti incita ad andare avanti non è una bella esperienza. Fortunatamente la piccola non sa ancora tamburellare con le dita sul tavolo...

"Adesso hai finito, papà. Ipad?"

"Sì, ho finito il primo. Adesso mangio la frutta e poi mi alzo per darti l'ipad"
 
"NOOOOOOOOO!!! FRUTTA NOOOOOOO!!!! IPAAAAAAAD!!!"
 "IPAAAAAAAAD!"
 "IPAAAAAAAAAAAD!"

"IPAAAAAAAAAAAAAAAD!"

Visto che la banana sta andandomi di traverso peggio della pasta, decido di capitolare.

"Ecco l'ipad, Giulia, cosa vuoi? Peppa Pig?"

"No. Jingle Bells"

"Giulia, è il venti di luglio... Jingle Bells si ascolta a Natale!"

"Jingle Bells, Jingle Bells, Jingle Bells!"

Dashing through the snow, in a one horse open sleight...

martedì 22 luglio 2014

Azziti, papà!

Sabato (o domenica, o qualsiasi giorno festivo infrasettimanale).  
Mattina presto.
Ma presto presto, tipo che il sole è ben lontano dal sorgere, le strade sono deserte, non c'è in giro nessuno a parte i panettieri, gli edicolanti e gli sfortunati possessori di cani.

Nel buio della stanzetta due piedini scavalcano silenziosi il bordo del letto e atterrano sul parquet; una manina afferra il fido Papo e un piccolo ninja biondo inizia a muoversi senza fare il minimo rumore attraverso il corridoio, in direzione della camera di mamma e papà.
Una volta sulla soglia, accertatasi che i due genitori stiano dormendo saporitamente, trottolizia si avvicina alla mamma, che dorme dalla parte del letto più vicina alla porta della camera. La guarda inclinando la testa, poi guarda Papo e gli sussurra: "Non fare rumore piccolino, che la mamma dorme e non bisogna svegliarla". Quindi inzia con circospezione la circumnavigazione del letto, che viene compiuta in meno di un minuto nel più assoluto silenzio e che la porta nei pressi del papà. Sbirciatina alla sagoma addormentata, avvicinamento silenzioso della bocca al suo orecchio, sospirone (sempre silenzioso) per prendere fiato...

"AZZITI PAPA'! AZZITI! AZZITI! AZZITIIIIII!!!!"

L'acuto improvviso sparato nell'orecchio ha l'effetto di una secchiata d'acqua gelida: con un tempo di reazione che farebbe invidia a Usain Bolt mi ritrovo seduto sul letto, con gli occhi spalancati e il cuore a 140 battiti. Un'occhiata alla radiosveglia e "Giulia, sono le 5.30, è notte vai a nanna nel tuo lettino"

"NO! NANNE NO! E' MATTINA!"

"No, Giulia, non è mattina, non in questa parte del mondo. A Mosca è mattina, qui è ancora notte, vedi che è buio? Va bene, niente lettino... Vuoi venire un po' nel lettone con mamma e papà?"

"NO! LATTE! PAUPATRO'!"

Il mio cervello annebbiato ci mette un po' a decifrare la seconda parola. Ok per il latte, ma paupatrò che vuol dire? 

"LATTE! PAUPATRO'! DIVANO!!!" 

Il nuovo indizio chiarisce il mistero. Stiamo parlando di Paw Patrol, il suo cartone annimato preferito (ad oggi), che ogni mattina Giulia si guarda seduta sul divano bevendo il latte.

"No, Giulia, è presto, non c'è ancora Paw Patrol. Dai, vieni a dormire un po' con noi"

"NOOOOO!!! LATTE!!! PAUPATRO'!!! DI LAAAAAA"

Un vero uomo sa quando è ora di riconoscere la sconfitta. E questa è una sconfitta, senza ombra di dubbio.

Battuto da un esserino biondo di nemmeno novantadue centimetri.

Mentre mi dirigo strascicando i piedi verso la cucina per preparare il latte sento Giulia, che mi saltella dietro felice al pensiero della colazione sul divano con Paw Patrol, dire a Papo: "Piccolino, adesso latte, poi biscotto al cioccolato, poi costruzioni, poi parco giochi".

Un altro giorno è cominciato.

venerdì 18 luglio 2014

Cos'è quello strano rumore?

Il mondo della lingua parlata non sembra avere più segreti per trottols. Un vocabolario variegato e ricco di parole completalmente inutili, tra cui idiosincrasia, delirio, segmentazione ed encefalo (siamo dei genitori degenerati e ci divertiamo così, che volete farci...) ed una padronanza della sintassi onestamente inattesa in una treenne ("Papo è un pelouche, QUINDI me l'hanno regalato, Giulia è una bambina, QUINDI era nella pancia della mamma...) rendono gli scambi con l'esserino divertenti al limite delle lacrime.

Eh sì, perchè nonostante a volte parli come scriveva Gianni Brera, il diavoletto biondo ha pur sempre tre anni ed ignora beatamente l'esistenza di verbi e coniugazioni irregolari. In più, al momento, la piccola è quasi totalmente sprovvista di "r", quindi un suo "Io pùlilo" deve essere tradotto in "Io pulisco", in quanto la prima persona singolare presente indicativo di pulire fa, nella sua personalissima sintassi, "io pùliro", e la mancanza della r fa il resto.
In più spesso la mente è più veloce della lingua, e quindi abbiamo coniato un "Mampa", che indica il cambiamento, in corsa, del genitore di riferimento. "Mam...pa, mi dai un clecle lungo (cracker di forma allungata, da non confondersi con i Fiori d'Acqua del Mulino Bianco, noti come "clecle colti", ndt) per favore?"

In questo periodo una delle frasi preferite di Giulia è "Cos'è quello strano rumore?", domanda che viene posta dopo qualsiasi suono. Il campanello, l'acqua della doccia, la campana della chiesa, sono tutti rumori strani che necessitano di una spiegazione. L'altra mattina, esausti, alla trentaseiesima ripetizione abbiamo deciso di ripagarla con la sua stessa moneta. Una volta seduti in cucina a fare colazione il papà ha acceso di nascosto la televisione nell'altra stanza, esattamente sulla sigla iniziale di Dora l'Esploratrice. Mamma e papà si sono guardati con aria interrogativa, si sono girati verso trottols e, in coro, hanno esclamato "Cos'è quello strano rumore?" 
La risposta, corredata dallo sguardo questi adulti non capiscono niente è arrivata senza un attimo di esitazione e con un sorriso radioso: "Papà, mamma, quello non è uno strano rumore... E' Dora l'Esploratrice!"

E poi ha addentato felice il biscotto al cioccolato che le faceva da colazione.