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lunedì 23 maggio 2016

I miti greci

Dove miti è sostantivo e non aggettivo.

Momentaneamente sospesa la saga potteriana in attesa di poter leggere il terzo episodio senza farci venire incubi notturni, la lettura serale si è orientata verso favole senza tempo come I Musicanti di Brema, che il diavoletto biondo si ostina a storpiare nei "Musicanti di Brescia", Alì Babà e i 40 Ladroni, diventata (neanche troppo stranamente visto l'amore di Trottols per il cibo) "I 40 Babà" ed una versione condensatissima dei Viaggi di Gulliver in cui l'aggettivo "lillipuziani", evidentemente ancora un po' troppo complicato, diventa "il posto degli uomini piccoli".

Almeno, questo fino all'arrivo di un libro illustrato che raccoglie i miti greci, dalle 12 fatiche di Ercole alle Arpie passando per Iliade ed Odissea. Ed è proprio leggendo svariati episodi della saga del Pelide Achille raccontata da Omero che il diavoletto biondo ha dato il meglio di sé, contrapponendo la ferrea logica di una nativa digitale al più grande corpus epico mai raccolto.

Achille
"Papà, ma perché a Achille non poteva fargli male nessuno?"
"Perché quand'era piccolo sua mamma, che era una Dea, l'aveva immerso in un fiume magico per un tallone e l'aveva reso invulnerabile, tranne che per quella piccola porzione di pelle..."
"E sua mamma non poteva cambiare piede e pucciarlo di nuovo?"

E certo. Come darle torto?

Il Cavallo di Legno
"Papà, ma perché gli abitanti della Troia (vedi infra) hanno portato dentro il cavallone?"
"Perché erano convinti che fosse un'offerta dei greci agli dei."
"Eh, ma scusa, come hanno fatto a non vedere la porta sulla pancia?"

E anche questo, tutto sommato, è un buon punto

Ma è con il nome dell'antica città di Ilio che Trottols, evidentemente ignara del significato che quel nome ha tra gli adulti, e con una certa confusione in testa tra nome ed aggettivo, dà il meglio di sé.

"Papà, scusa, ma chi era il capo della Troia?" Priamo, il re dei papponi.
"Papà, ma la Troia era più forte dei greci?" Dipende in che ambito...
"Papà, ma l'esercito della Troia era grande?" Non sai quanto Trottols, non sai quanto...
"Papà, ma perché quei tati si uccidevano per la Troia?" Magari ne riparliamo tra quindici anni...

martedì 10 maggio 2016

Di numeri e checklist

Sono una persona organizzata e razionale, che crede nel metodo e nell'ordine. Credo anche nella genetica, per cui ritengo di avere trasmesso alcune di queste caratteristiche al diavoletto biondo. Certo, il confine tra l'ordine ed un disturbo ossessivo-compulsivo è spesso labile, per cui, osservando attentamente alcuni comportamenti di Trottols mi è capitato di preoccuparmi un po'.

O forse un po' più di un po'.

Interno sera, subito dopo cena. Mamma e papà guardano quei cinque minuti cinque di telegiornale giusto per non perdere completamente il contatto con il mondo, mentre una Trottols stranamente calma è seduta al tavolino rosa dell'Ikea, indaffarata con carta e pennarelli. Mentre sto facendomi internamente forza per affrontare la quotidiana battaglia serale della messa a letto, il diavoletto biondo mi anticipa, si alza dal tavolo e mi porge un foglio scribacchiato.
"Ecco papà, tieni!"
"Cos'è Trottols? Un altro dei tuoi disegni in cui io sono invariabilmente vestito in rossonero e tu stai - non solo metaforicamente - in mezzo tra me e mamma? Ah, no, aspetta. E' una fila orizzontale di simboli... Due quadrati vuoti, un pallino pieno, un quadrato vuoto e due pallini pieni... E' il tuo codice segreto?"
"Ma papà, cosa dici?" esclama il diavoletto con uno dei suoi sorrisoni irresistibili, "Questo quadrato è lavarsi i denti e non l'ho ancora fatto, questo è fare la pipì e non l'ho ancora fatto, questo pallino è mettersi il pigiamino e l'ho già fatto, questo quadrato è dire la preghierina e non l'abbiamo fatto e questi pallini sono prendere Papo e Cocci e li ho già messi a nanna."

La checklist.
Ha fatto la checklist della messa a letto.
Non so se essere ammirato o terrorizzato.

Mattina, percorso casa-asilo. Il diavoletto oggi è in vena di esercizi di matematica.
"Papà, contiamo fino a mille?"
"Fino a mille? Trottols, non vuoi cantare la canzone di Notre Dame de Paris? Quella del poeta? Oppure quella del prete innamorato?"
"No, oggi voglio contare!"
E contiamo, dunque.
Fino al trentanove ci arriva agevolmente da sola, poi inizia un duetto in cui Trottols elenca i numeri dall'uno al nove, ed io completo la decina.
"Quarantuno, quarantadue, quarantatre, quarantaquattro, quarantacinque, quarantasei, quarantasette, quarantotto, quarantanove e..."
"Cinquanta, Trottols, cinquanta."
"Cinquantuno, cinquantadue..."
Fortunatamente la strada per l'asilo è abbastanza breve per cui, "Centoventuno, centoventidue, centoventitre... Papà, siamo arrivati. Allora basta contare."
Ecco, brava, basta contare.

Una decina di mattine dopo si ripete più o meno la stessa scena.
"Papà, contiamo fino a mille?"
"Non preferisci leggere le lettere sui tombini? O guardare le nuvole?"
"No, oggi voglio contare!"
"Va bene, comincio  io: Uno, due..."
Lo sguardo di disapprovazione negli occhi del diavoletto è da premio Oscar. "Ma no, papà,  non dobbiamo ricominciare... Centoventiquattro, centoventicinque, centoventisei..."

Certo, la signora che spazza il marciapiede davanti a casa nostra ormai ci avrà fatto l'abitudine a vedermi camminare con la mandibola caduta, ma in certi casi non riesco proprio a tenerla su...