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martedì 28 ottobre 2014

Parole in libertà

Il (nemmeno troppo) lento cammino verso il dominio della lingua parlata di Trottols continua a riservarci momenti di sorpresa e esplosioni di risate. La piccola ha da poco scoperto il congiuntivo e come fare ad attirare l'attenzione verbalmente, quindi non è raro sentire uscite come: "Mam...pa, senti, ascolta."

Senti? Ascolta? Cos'è questa novità? Fino a ieri se non ti rispondevamo immediatamente ti limitavi a gridare più forte...

"Cosa c'è, trottols?"
"Se io fossi un cammello? "

Momento di stupore. A parte aver azzeccato il periodo ipotetico (che già non mi sembra poco per una treenne), che diavolo di domanda è?
"Se tu fossi un cammello... Boh, avresti due gobbe!"
"Ah, va bene, io vado a giocare".

Ed è così quasi ogni giorno. Sta arrivando Halloween? Di ritorno dall'asilo, dove hanno iniziato a preparare le decorazioni, il diavoletto biondo di punto in bianco esclama: "Mamma, papà, facciamo anche noi i pistrelli di Lalloween?"
"Pistrelli?"
"Sì, i pistrelli che volano!"

Finisce l'ora legale e torna quella solare? La domenica alle 18.00, guardando fuori dalla finestra, Trottolizia se ne esce con "Mamma, papà, ma oggi è buioso più presto!"
"Buio, Giulia, si dice 'è buio'". "Ma buioso è più bello..."

Seduti sul divano prima di andare a letto, guardando Milan-Fiorentina. "Papà, bella la partita. Ma perchè il fischiatore è vestito di giallo?"

"Cosa vuoi per cena, trottols? va bene la pasta al pesto?"
"No! oggi voglio mozzarella e podobori!"
"Pomodori, Giulia"
"No, i podobori, quelli rossi!"

Come tutte le mattine stiamo uscendo trafelati ed in ritardo per andare all'asilo. "Dai Giulia, esci, ti tengo aperta la porta dell'ascensore"
"No papà esci tu, te la reggio io!"
Mi sa che per i verbi difettivi è ancora un po' presto...

Colazione. Come al solito la regina della colazione fa il caffè per tutti, ma una volta avvicinatasi alla macchinetta la piccola lancia un grido angosciato

"Papà, mamma, mampà, venite!"
"Che è successo Giulia? Sei caduta dalla sedia? Ti sei fatta male? Ti sei versata il caffè bollente addosso e rimarrai sfregiata per sempre?"
"Sono quasi finite le càssule. Sabato bisogna comprarle all'Ipercoo!"

lunedì 20 ottobre 2014

Protocollo nanna - 2

Arrivata in cameretta sulle spalle di papà, è il momento di mettersi fisicamente a letto. Non prima però di aver serrato le gambe intorno al collo dell'anziano genitore ed aver gridato ridendo ilare "Sono rimasta incastrata!". Se il papà sopravvive all'ipossia da compressione del triangolo carotideo (cosa che con la crescita di Trottolizia diventa di giorno in giorno più difficile) la piccola viene appoggiata sul lettino per l'attività successiva.

La preghierina. Avete presente l'icona della bimba bionda in camicia da notte che, inginocchiata a fianco del letto recita una o più preghierine? Ecco, scordatevela. Il diavoletto biondo le preghierine preferisce recitarle sdraiata di schiena sul materasso, con i pantaloni del pigiama rigorosamente tirati su al ginocchio, le gambe in alto e le mani piene di pelouches. Invocata la protezione notturna dell'angioletto custode (che immaginiamo a serio rischio di karoshi) si passa avanti.

Bella giornata. Un giorno, su non mi ricordo più quale blog, ho letto che per un bambino è importante rivivere, al momento della nanna, gli avvenimenti della giornata. Quella sera stessa, al momento di andare a dormire, ho preso Giulia in braccio e iniziando con "Che bella giornata è stata oggi!" ho rapidamente riassunto cosa era accaduto quel giorno. Il successo dell'innovazione è stato tale che, la sera dopo e tutte quelle successive, Giulia ha chiesto a gran voce "Bella Giornata!", ascoltando e commentando, con particolari decisamente fuori luogo per un rapido riassunto ("Ho mangiato la pasta tutta, il sugo tutto, il pesce metà ma perchè non mi piaceva tanto, un bicchiere d'acqua, no due, la pesca no ma la banana sì"). Inoltre, non si capisce perchè, ma Bella Giornata va ripetuto due volte.
Ogni sera.
E guai se la seconda volta non è esattamente identica alla prima.

Terminata Bella Giornata Trottolizia inizia ad accettare che è veramente ora di fare la nanna, si fa mettere a letto e rimboccare le coperte, al grido di "Papà! Il coperchio!". C'è poi il baciocara della buonanotte, un minirituale complesso come una cerimonia del tè, che prevede uno scambio reciproco di un bacio e di una carezza, rigorosamente alternati, se no tocca ricominciare da capo.

L'ultimo atto del Protocollo Nanna è la storia della mamma, che come dice la parola stessa, è una storia letta dalla mamma ("perchè il papà pasticcione non è capace"), che può essere una versione condensata (molto condensata) di Cenerentola, di Cappuccetto Rosso o della Bella Addormentata Nel Bosco oppure la rapida lettura di un paio di pagine del primo libretto che capita a tiro.

Terminata questa estenuante serie di attività, che nelle sere no arriva a durare anche quaranta minuti, i due genitori distrutti possono crollare sul divano, mentre il diavoletto biondo, che non ha nessuna intenzione di dormire, canta felice le canzoni della baby dance e ripete, questa volta come soggetto attivo, il Protocolo Nanna al fido pelouche Papo.

venerdì 10 ottobre 2014

Protocollo nanna - 1

Tutti i libri di pedagogia infantile sono concordi sull'importanza dei rituali nello sviluppo dei bambini. Li tranquilizzano, danno loro serenità facendoli sentire in controllo di quanto accade loro intorno e con la loro prevedibilità sono un punto fermo delle loro giornate. Particolarmente importante sembra poi essere il rituale della messa a letto, che rappresenta il momento di passaggio dalla luce al buio, dalla veglia al sonno, quindi necessita di particolari cautele, bla, bla, bla...

Va bene. Abbiamo capito. Ligi ai consigli di chi ne sa più di noi, nel tempo abbiamo sviluppato dei piccoli gesti, che si ripetono identici a loro stessi ogni sera, che dovrebbero servire a facilitare la messa a letto del diavoletto biondo.

Già.

Peccato che quello che nessun libro si prende la briga di scrivere è che i rituali sono come i diritti acquisiti per il PD. Non si toccano. Non si possono più eliminare, se ne possono solo aggiungere altri, ad libitum

Ad libitum di Giulia, ovviamente.

La quale, da piccola negoziatrice eccellente con l'obiettivo ben chiaro in testa di andare a letto il più tardi possibile ha trasformato nel tempo il protocollo nanne in una maratona di attività cadenzate come nemmeno in catena di montaggio Fiat pre autunno caldo.

Ad oggi infatti il rituale della nanna prevede:

Formale comunicazione dell'inizio del protocollo e relativa negoziazione. "Giulia, è ora di andare a nanna, spegni l'Ipad!" "NOOOOOOOOO!!!!! L'ultimo Peppa Pig, per favore mam...pa!". "Va bene, ma uno solo, d'accordo?". "No, due!"

Nascondino sul divano. Spento l'Ipad ed appoggiatolo sul divano, Trottolizia afferra un cuscino e se lo mette sulla faccia al grido di "mi sono nascosta!". Segue una finta ricerca spasmodica dei due genitori che al grido di "Non vedo Giulia! E' in cucina? E' in sala?" suscitano risatine pazze nel diavoletto biondo da sotto il cuscino, finchè il cuscino stesso non viene sollevato e Giulia accetta di essere stata scoperta. Il protocollo prevede comunque la ripetizione della pantomima per due volte.

Seguono lavaggio denti, pipì e pigiamino, attività che Giulia è ormai in grado di svolgere quasi da sola, in un tempo variabile tra i due ed i ventisette minuti. Ovviamente, maggiore è la stanchezza di mamma e papà, più è lungo il tempo impiegato da Trottolizia per infilarsi i pantaloni del pigiama.

Giro in spalla. Lavati i denti ed infilato il pigiamino, Trottols si accomoda sulle spalle del papà e lo incita a portarla in giro per la casa cantando "Il giro in spalla è il massimo che c'è" sulle note de "Il materasso" di Renzo Arbore.

E non ci siamo ancora nemmeno avvicinati al letto.

-continua-

mercoledì 1 ottobre 2014

Modi di dire

Ormai Giulia è diventata una macchina. Avete presente quelle macchine, generalmente appoggiate su un treppiede o montate su una jeep e manovrate da uomini in uniforme? Mitragliatrici, si chiamano. Ecco, Giulia è la Browning M2 delle parole. Sarà che è una femmina, saranno gli stimoli a cui è continuamente sottoposta, sarà una predisposizione genetica per la quale dobbiamo ringraziare la mamma, ma da quando si sveglia al mattino (che come sappiamo è molto presto) a quando va a letto la sera non smette un secondo di parlare. Un solo secondo. A meno che non abbia la bocca piena di clecle o altro.
Anzi, a pensarci bene, a volte parla anche nel sonno...
E' chiaro che non avendo (ancora) gli strumenti per esprimere compiutamente il suo pensiero ogni tanto ci delizia con delle uscite che, nella sua logica sono perfettamente consequenziali, ma che ad un adulto paiono un trattato di fuzzy logic.

Ora di cena, mamma e papà chiacchierano tranquilli in cucina, Giulia che ha già mangiato - due volte - è sdraiata sul divano in sala con in braccio il suo ipad e naviga tra Peppa Pig, Masha e Orso e l'intramontabile Jingle Bells.
Arriva l'ora di andare a letto e viene attivato il protocollo sonno (che merita un post a parte, stay tuned). "Giulia, è ora di andare a nanna, dopo questa canzone spegni."
"NOOO!!! Non è veroooo!!! Ancora cinque minuti!"
"No Giulia, è tardi, vedi che fuori è buio? Spegi l'ipad, che ci laviamo i denti e andiamo a nanna."
Riconosciuta l'ineluttabilità degli eventi la mano di Trottolizia si muove stanca verso il tasto di spegnimento dell'ipad, non senza un ultimo commento.
"Papà, tu non mi piaci a quest'ora!"

Pomeriggio inoltrato, quell'ora che nel Trottomondo si pone tra la seconda merenda pomeridiana e la cena. Papà, in vena di scherzi, prende in braccio Giulia, le fa il suo più bel sorriso e le dice:
"Va bene Giulia, adesso pipì, denti e poi a nanna".
Smarrimento sul volto della piccola.
"Ma papà, non è buio fuori!"
"Oggi si va a nanna prima, Giulia!"
"Ma la pappa! Il riso con i piselli!"
"Ah, non te l'ha detto la mamma? Stasera non si cena! Andiamo a letto e basta!"
"Ma... ma noi ceniamo tutte le altre sere! PAPPPA!!!!! MAMMMAAAAAAA!!!!"
Volto trasfigurato, lacrime a fiumi, terrore al pensiero di non potersi riempire ulteriormente lo stomachino. Prima che i vicini allarmati dalle urla chiamino gli assistenti sociali decido di tagliar corto con lo scherzo.
"Dai Trottola, è uno scherzo, certo che mangiamo, come tutte le sere!"
Non appena queste parole si fanno strada nel cervello di Trottols il pianto si quieta, la piccola alza la testa e mi guarda fisso con aria di rimprovero:
"Papà... Non è affatto divertente!"
Ma da dove le saltano fuori?

In auto, di ritorno dalla spesa. Radio DeeJay trasmette I love It degli Icona Pop. Spengo il motore e Giulia, dal seggiolino sul sedile posteriore, si allarma immediatamente.
"Aspetta papà!"
"Cosa devo aspettare, Trottols?"
"La canzone che finisce, mi piace!"
In effetti, pensando in retrospettiva, mi rendo conto che Giulia si è unita agli ultimi tre o quattro "I don't care"
"Ma Giulia, spiegami, capisci le parole?"
"No papà, non capisco le parole..."
e meno male, sennò toccava portarti alla più vicina sede del Mensa
"...però capisco la canzone!"
Una frase che sintetizza, anzi distilla, il concetto di universalità del linguaggio musicale.