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venerdì 24 aprile 2015

Nuovopattino


E' primavera! Le giornate si allungano, la temperatura si fa più calda e, cosa molto più rilevante per Trottols, si può passare un sacco di tempo al parco, andandoci in bicicletta o sul monopattino nuovo fiammante, regalato del nonno quasi due anni fa, con qualche mese di anticipo.
D'altronde, se sulla scatola c'è scritto "a partire dai 3 anni" perchè non regalarlo al compimento del diciottesimo mese?

Comunque sia, il diavoletto biondo dopo la bici ha scoperto il meraviglioso mondo del monopattino. Con gridolini di delizia ha imposto il montaggio immediato e l'uscita istantanea da casa.

"Papà, mi monti il manubrio del nuovopattino così poi andiamo subito al parco?"
"Monopattino, Giulia, si chiama monopattino"
"Ma è un regalo del nonno!"
"Sì, e allora?"
"E' nuovo?"
"Sì, non è che il nonno va alla fiera di Sinigaglia a comprarti un monopattino di seconda mano..."
"Allora è un nuovopattino!"

Battuto ancora una volta da una logica ineccepibile.
Mentre sto montando il manubrio del nuovopattino, mia moglie butta il carico da undici: "Ma sei proprio sicuro di portarla al parco con quel coso? Guarda che se cade e si  fa male io non ne voglio sapere niente, stai a casa tu a curarla!"

Tranquillizzato da questa affermazione e cercando di non fare caso all'affilatissima spada con l'indicazione "In caso di smarrimento restituire a Damocle" che ci pende sopra la testa, esco con Trottols, che per l'occasione sfoggia un casco rosa acceso ("fucsian" in trottolese) per percorrere i trecento metri scarsi che separano la casa dal parco.

I primi metri sono, in effetti, un po' problematici: al contrario del mio vecchio monopattino in ferro battuto che pesava 25 kg e che sterzava semplicemente girando il manubrio nella direzione verso la quale ci si voleva dirigere, i monopattini pensati per i nativi digitali sono leggerissimi ma hanno un meccanismo di sterzo che funziona appoggiando il peso a destra o a sinistra.

Il che, se per un adulto è controintuitivo, per una treenne impegnata spasmodicamente a non cadere è assolutamente incomprensibile e genera urla e insulti trottoleschi ("Monello nuovopattino!!!") all'indirizzo del mezzo, soprattutto perchè l'orgogliosa biondina non si vuole fare aiutare da nessuno. Così quando, dopo quindici minuti di sforzi erculei ed un'infinità di zig zag arriviamo finalmente al parco giochi, il commento di Trottols mi spiazza:

"Papà che bello il nuovopattino..." - attimo di gelo nell'anziano genitore, che istintivamente volge lo sguardo verso la spada ancora appesa sopra la sua testa - "...ma la bici è meglio!"

Fiuuuuu.......

mercoledì 15 aprile 2015

L'asilo ai tempi di WhatsApp

Ovvero, di come la tecnologia NON ci renda necessariamente più intelligenti.
L'asilo ai tempi di WhatsApp si caratterizza per una comunicazione push, continua ed assidua, tra le varie mamme (e, temo, anche qualche papà) dei pargoli che frequentano l'asilo di Giulia, comunicazione resa possibile dalla simpatica applicazione usata ormai dagli adolescenti di tutto il mondo per manifestarsi vicendevolmente affetto e desiderio sessuale.
Non fraintendetemi, il fine di scambiarsi informazioni su quanto succede quotidianamente all'asilo è nobile e parecchio utile e quindi mia moglie si è iscritta con solerzia ed entusiasmo al gruppo delle mamme della classe di Giulia.
Purtroppo, la deriva del gruppo è iniziata quasi subito, trascinandolo su un piano inclinato del quale, ad oggi, non si vede la fine; i risultati sono a metà tra il comico e l'agghiacciante.

Un esempio per tutti: per Carnevale i genitori sono stati invitati a creare in casa un vestito per i loro bambini, con termine di consegna il 18 febbraio. L'invito era sotto forma di un foglietto infilato in un apposito spazio sulla porta della classe, sopra il nome di ciascun bambino. La sera del 18 è partita la seguente discussione (per rispetto della privacy i nomi delle mamme sono stati sostituiti da quelli di alcuni dei sette nani al femminile)

Mammola: Ma bisognava fare un vestito?
Dotta: Sì, con materiali riciclati
Eola: Come riciclati? Dalla spazzatura?
Mammola: Ma dove c'era scritto?
Dotta: Nella cassettina sulla porta della classe
Mammola: Ah, quelli sono gli avvisi? Io non li prendo mai quei foglietti...
Dotta: No, non dalla spazzatura, semplicemente il vestito non dovrebbe essere comprato
Cucciola: Io non ho fatto in tempo a farlo! Sono uscita tardi dal lavoro! E adesso cosa succede?
Dotta: La festa è martedì prossimo, quindi credo che tu abbia ancora un po' di tempo
Mammola: Ah, ma c'è una festa? A scuola? Quando?
Dotta: Martedì Grasso
Mammola: Ah, giusto, la festa di Carnevale. Scusate, ma io sono un po' stordita (ndr. giuro, questo è un verbatim)


Forse però la colpa non è tanto dello strumento quanto degli utilizzatori.
La scuola di Trottols ha due ingressi: quello principale, che dà su una via stretta e trafficata, e quello secondario, che si affaccia su di un piccolo cortile che può ospitare al massimo una mezza dozzina di auto. Una comunicazione inviata qualche settimana fa dalla segreteria della scuola via mail a tutti i genitori recitava più o meno così:
"Ricordiamo a tutti i genitori che è vietato entrare dal cancello carraio che conduce al cortile per accompagnare e per venire a prendere i bambini, con la sola eccezione dei genitori i cui figli frequentano il nido."
Abbastanza chiaro, no?
Evidentemente non era così chiaro per tutti se, qualche ora dopo, la segreteria ha dovuto emettere un'altra comunicazione che affermava testualmente:
"Ad integrazione della comunicazione precedente sottolineamo che il divieto si riferisce esclusivamente agli autoveicoli."

venerdì 10 aprile 2015

Stramilano


Come ormai è tradizione di famiglia, certificata dalle tre medaglie che pendono dal lettino di Trottols, domenica l'altra abbiamo partecipato alla nostra quarta Stramilano (oddio, la Stramilano... diciamo la passeggiata di 5 km nota come la Stramilanina dei piccoli). Il primo anno Trottols, con i suoi 7 mesi e mezzo era senz'altro nel primo decile per età ed ha dormito tutto il tempo, il secondo ha partecipato con noi ad una gara di biathlon, nel senso che una pioggia battente ha trasformato la sua carrozzina in una Jacuzzi a rotelle ed il terzo ha cercato per un'ora e mezza di afferrare il palloncino bianco che le avevamo proditoriamente legato sopra il passeggino.
Finalmente quest'anno il diavoletto biondo ha conquistato l'autonomia e si è presentata sulla linea di partenza a cavallo della sua nuovissima biciclettina di Peppa Pig. Ad onor del vero qualche dubbio sulla sua possibilità di portare a termine la passeggiata ci era venuta ed eravamo pronti, nel peggiore degli scenari, a dividerci i fardelli: io avrei portato Trottols in spalla, mentre mia moglie si sarebbe fatta carico del velocipede.

Mai timori furono più infondati.

Al termine del conto alla rovescia che sancisce l'inizio della manifestazione Trottols si alza sui pedali e parte a razzo, come nemmeno Moser a Città del Messico durante il record dell'ora, cercando di superare in slalom quante più persone possibile. Sorpreso da tanta veemenza la raggiungo con un balzo felino (in realtà più simile al lento caracollare di Garfield) e la acchiappo per la collottola, cercando di trattenere il suo entusiasmo e spiegandole che non sta guidando un dragster a pedali nè tantomeno uno schiacciasassi. E qui, per la prima volta, Trottols ci sorprende con uno spirito competitivo che non sapevamo avesse: non solo vuole superare tutti per arrivare prima (tratto che potrebbe avere ereditato da me), ma non vuole essere superata.
Da nessuno. 
Per nessun motivo.

Questo, ad evidenza, durante una corsa con 50.000 partecipanti è impossibile, anche se si è su una bici e gli altri sono a piedi. Per spiegare questo semplice concetto ad una Trottols disperata, che piange coi lacrimoni ogni volta che qualcuno le passa davanti, ci metto quasi tutto Corso Vittorio Emanuele e la riesco a convincere solo in Piazza San Babila, facendole vedere quante persone ci sono ancora dietro di noi. Convinta il giusto, la piccola riparte a velocità warp costringendo i suoi vecchi genitori a tenere una media tanto inaspettata quanto sfiancante; il fido Garmin da polso certifica infatti un secondo chilometro percorso in 7 minuti e mezzo. Fortunatamente, mentre come Fantozzi stiamo avendo visioni mistiche, ci si para dinanzi il punto di ristoro. Ma dove noi vecchi vediamo un luogo dove tirare il fiato e bere un sorso d'acqua, Trottols vede la possibilità di superare millemila persone ferme e tira dritto, sebbene la fatica inizi ormai a farsi sentire.

Lasciatasi alle spalle il ristoro, il diavoletto biondo affronta Piazza della Scala e Via Dante pedalando con rinnovato impegno e tenendo una media più ragionevole (nel senso che i suoi vecchi genitori almeno non rischiano un arresto cardiocircolatorio) finchè improvvisamente, in Piazza Castello, la benzina finisce (ed era ora! ci diciamo con gli occhi io e mia moglie...). Trottols si pianta sui pedali come un ciclista dilettante a metà del Mortirolo, con le gambe che non vanno, la bicicletta che improvvisamente sembra rivettata a terra e un sacco di persone che ci superano. Per evitare psicodrammi apocalittici appoggio con noncuranza la mano sulla schiena della piccola e inizio gentilmente a spingerla. Questo aiutino, due o tre clecle e una mezza bottiglietta di acqua buona permettono alla famigliola di tagliare indenne il traguardo dell'Arena, ed a Trottols di ricevere la quarta agognata medaglia, che dalla sera stessa fa bella mostra di sè nel lettino, di fianco alle altre tre.

L'anno prossimo proveremo senza bici...