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mercoledì 1 ottobre 2014

Modi di dire

Ormai Giulia è diventata una macchina. Avete presente quelle macchine, generalmente appoggiate su un treppiede o montate su una jeep e manovrate da uomini in uniforme? Mitragliatrici, si chiamano. Ecco, Giulia è la Browning M2 delle parole. Sarà che è una femmina, saranno gli stimoli a cui è continuamente sottoposta, sarà una predisposizione genetica per la quale dobbiamo ringraziare la mamma, ma da quando si sveglia al mattino (che come sappiamo è molto presto) a quando va a letto la sera non smette un secondo di parlare. Un solo secondo. A meno che non abbia la bocca piena di clecle o altro.
Anzi, a pensarci bene, a volte parla anche nel sonno...
E' chiaro che non avendo (ancora) gli strumenti per esprimere compiutamente il suo pensiero ogni tanto ci delizia con delle uscite che, nella sua logica sono perfettamente consequenziali, ma che ad un adulto paiono un trattato di fuzzy logic.

Ora di cena, mamma e papà chiacchierano tranquilli in cucina, Giulia che ha già mangiato - due volte - è sdraiata sul divano in sala con in braccio il suo ipad e naviga tra Peppa Pig, Masha e Orso e l'intramontabile Jingle Bells.
Arriva l'ora di andare a letto e viene attivato il protocollo sonno (che merita un post a parte, stay tuned). "Giulia, è ora di andare a nanna, dopo questa canzone spegni."
"NOOO!!! Non è veroooo!!! Ancora cinque minuti!"
"No Giulia, è tardi, vedi che fuori è buio? Spegi l'ipad, che ci laviamo i denti e andiamo a nanna."
Riconosciuta l'ineluttabilità degli eventi la mano di Trottolizia si muove stanca verso il tasto di spegnimento dell'ipad, non senza un ultimo commento.
"Papà, tu non mi piaci a quest'ora!"

Pomeriggio inoltrato, quell'ora che nel Trottomondo si pone tra la seconda merenda pomeridiana e la cena. Papà, in vena di scherzi, prende in braccio Giulia, le fa il suo più bel sorriso e le dice:
"Va bene Giulia, adesso pipì, denti e poi a nanna".
Smarrimento sul volto della piccola.
"Ma papà, non è buio fuori!"
"Oggi si va a nanna prima, Giulia!"
"Ma la pappa! Il riso con i piselli!"
"Ah, non te l'ha detto la mamma? Stasera non si cena! Andiamo a letto e basta!"
"Ma... ma noi ceniamo tutte le altre sere! PAPPPA!!!!! MAMMMAAAAAAA!!!!"
Volto trasfigurato, lacrime a fiumi, terrore al pensiero di non potersi riempire ulteriormente lo stomachino. Prima che i vicini allarmati dalle urla chiamino gli assistenti sociali decido di tagliar corto con lo scherzo.
"Dai Trottola, è uno scherzo, certo che mangiamo, come tutte le sere!"
Non appena queste parole si fanno strada nel cervello di Trottols il pianto si quieta, la piccola alza la testa e mi guarda fisso con aria di rimprovero:
"Papà... Non è affatto divertente!"
Ma da dove le saltano fuori?

In auto, di ritorno dalla spesa. Radio DeeJay trasmette I love It degli Icona Pop. Spengo il motore e Giulia, dal seggiolino sul sedile posteriore, si allarma immediatamente.
"Aspetta papà!"
"Cosa devo aspettare, Trottols?"
"La canzone che finisce, mi piace!"
In effetti, pensando in retrospettiva, mi rendo conto che Giulia si è unita agli ultimi tre o quattro "I don't care"
"Ma Giulia, spiegami, capisci le parole?"
"No papà, non capisco le parole..."
e meno male, sennò toccava portarti alla più vicina sede del Mensa
"...però capisco la canzone!"
Una frase che sintetizza, anzi distilla, il concetto di universalità del linguaggio musicale.
 

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