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mercoledì 17 agosto 2011

Aho', fa ride'!...

Questa frase è il commento che un mio amico romano (o meglio, latinense) fece qualche anno fa alla prima settimana di vita di sua figlia. E adesso, che Giulia è finalmente arrivata e che è con noi da undici giorni, capisco prefettamente cosa volesse dire.
Guardarla domire, mangiare, agitarsi, è meglio che qualsiasi numero di Zelig: la velocità con la quale le espressioni più disparate e contrastanti attraversano il suo faccino è qualcosa di comicamente indescrivibile. Si passa dalla disperazione più nera se il latte della mamma tarda anche solo di tre secondi alla beatitudine più assoluta non appena si riesce ad acchiappare l'elusivo capezzolo, fonte di ogni bendidio; dalla concentrazione corrucciata con mulinare di braccia al momento della cacca al rilassamento totale con espressione soddisfatta due secondi dopo; dal sonno più profondo e silenzioso al risveglio affamato a 120 decibel.

Sì, Giulia fa ridere. Non fa dormire, fa preoccupare (oddio, si è stiracchiata durante il sonno... sarà normale?), fa cambiare tutti i piani, ma fa tanto, tanto ridere.

E non è ancora minimamente interattiva.