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giovedì 14 maggio 2015

Paris est toujours Paris


40 anni si compiono una sola volta nella vita.

Anche 41, 39, 56, 23, 7, ma i 40 sono un traguardo importante, ed è per questo che io e mia moglie ci siamo concessi una tre giorni a Parigi, città che per noi ha un significato molto speciale.

Ovviamente senza il diavoletto biondo.

La preparazione è iniziata qualche mese fa, con la comunicazione a Trottols che mamma e papà sarebbero andati in una "città noiosa, a fare cose noiose", mica nella "Parigi bella, quella con Eurodisney dove andremo l'anno prossimo" (e cioè non appena Trottols raggiungerà l'altezza minima per non essere tagliata fuori dall'80% delle giostre...). Una Trottols dapprima guardinga si è sciolta alla notizia che i nonni sarebbero venuti a stare con lei per quei tre giorni, e che comunque mamma e papà sarebbero tornati presto presto e con tanti regali per lei.

Certo, ha aiutato molto quella concezione del tempo tutta particolare dei bimbi per cui "domani", "Natale scorso", "quest'estate" e "un giorno quando ero piccola" sono equidistanti sulla linea temporale rispetto ad oggi.

Arriva finalmente il momento della partenza e, dopo il minimo sindacale di capricci, chiusi con un "divertitevi a Parigi a fare le cose noiose" che sa un po' di presa per il culo, Trottols dà il via al progetto "schiavizza i nonni" al quale ha iniziato a pensare dal momento che le è stata comunicata la nostra partenza. Cartoni animati a go go, favole favole favole, con la nonna che è capace di inventarsi infinite varianti di Alì Babà e i 40 ladroni, ora della nanna posticipata indefinitamente.

L'accordo coi nonni è di sentirci al mattino ad alla sera, per capire come stia andando e per fornire, se del caso, contrasto telefonico ai capricci del diavoletto. La cosa che non possiamo fare a meno di notare che le risposte dei nonni passano da "Andate tranquilli! Abbiamo cresciuto due figli, sappiamo cosa fare con una nipote" (prima della partenza) a "Certo... è un po' impegnativa!" (domenica sera) che sa tanto di ma quando tornate?, mentre Trottols, disturbata sempre sul più bello mentre sta facendo qualcosa, risponde distrattamente a monosillabi ai nostri saluti.

Proprio quando pensavamo di averla scampata, la telefonata mattutina dell'ultimo giorno ci getta nello sconforto: riceviamo infatti la notizia che nella notte Trottols "ha un po' rimesso". Il che, vista la (sana) tendenza alla minimizzazione dei nonni, significa che i due poveracci non avranno chiuso occhio per paura che alla piccola potesse succedere chissà cosa. Ovviamente la manipolatrice bionda capitalizza immediatamente sull'accaduto e con la voce rotta dai singhiozzi (e dopo aver strappato il permesso di vedere per quel giorno tutti i cartoni animati che vuole) urla al telefono all'indirizzo dei genitori un "Voglio voiiiiii!!!" che spezzerebbe il cuore a chiunque.

Cioè, a chiunque non conoscesse la capacità di recitazione di Trottols, che infatti, meno di cinque minuti dopo, ritroviamo sorridente e intenta a giocare con le costruzioni attorniata dai suoi millemila peluches (grazie ai nonni e ad una foto inviata da Whatsapp).

Rientriamo a casa il lunedì sera alle 22.30 e la prima tappa obbligata è la stanza della piccola. Trottols è nel suo lettino a metà tra sonno e veglia. O finge solo di dormire, non so. So solo che il suo sorriso forse incosciente ad occhi chiusi, nel sentire le voci familiari di mamma e papà al loro rientro in casa, quel sorriso che dice adesso sì che posso addormentarmi tranquilla, basta a cancellare ogni rimpianto per una minivacanza durata troppo poco.

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