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mercoledì 6 luglio 2011

Sembra Ieri

Sembra ieri. Sembra ieri che, tornato a casa da una normale giornata di lavoro, ho trovato mia moglie, in accappatoio, capelli bagnati e spettinati, un'espressione a metà tra il felice ed il terrorizzato.
"Di là c'è un termometro che dice una cosa...", mi dice senza nemmeno salutare.
"Hai la febbre?" La mia risposta. Una risposta da vero maschio, che fa della logica il primo scoglio al quale aggrapparsi e collega termometro a febbre. Una risposta di buon senso, insomma.

Ma, ovviamente, una risposta sbagliata.

Il termometro in realtà era un test di gravidanza, e la cosa che diceva era che di lì a nove mesi (pardon, quaranta settimane, come ho avuto modo di apprendere successivamente) saremmo diventati genitori.

Da allora sono passati quasi otto mesi, ed il momento fatidico si avvicina. La picola Giulia dovrebbe arrivare a metà agosto, anche se ormai ogni giorno è buono, ed io mi sono reso conto di un po' di cose.

Mia figlia avrà la possibilità di vedere il 2100, che per me è una data da film di fantascienza, ma fantascienza pesante, tipo Star Trek, con viaggi interstellari, smaterializzazione e velocità curvatura.

D'altro canto non conoscerà mai l'odore che ha il vinile di un LP (sigla di cui ignorerà totalmente il significato) appena acquistato, non infilerà mai un ditino in una rotella di un telefono ad impulso, non abbasserà mai il finestrino di un'auto girando la manovella, non si perderà mai in una strada di campagna per aver sbagliato a leggere una cartina.

Giulia guiderà auto elettriche, abiterà in un mondo di case domotiche con enormi schermi 3D perennemente collegati al mondo grazie a connessioni internet a banda larghissima ed andrà a scuola col tablet nella cartella.

Il suo mondo sarà un mondo iperconnesso, pieno zeppo di dati, di informazioni, di stimoli.


Giulia sarà una nativa digitale.

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