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giovedì 3 settembre 2015

Assassin's Creed

 

Lo so, sono un padre degenere.

Mi piacciono i videogiochi, fin da quando ero piccolo. Sono cresciuto bruciandomi la paghetta settimanale per distruggere l'astronave madre di Space Invaders, prendendo a testate tartarughe, granchi e falene in Mario Bros e cercando disperatamente di salvare Sylvia a pugni e calci volanti in Kung-Fu Master. Questa passione non mi ha mai abbandonato, tanto che ancora oggi, a fine giornata, mi concedo spesso una mezz'oretta di PS4, alternando sparatutto in terza persona come GTA o Hitman a giochi di ruolo, comunque basati sull'azione come Skyrim. Caratteristica comune di questi giochi è di avere una classificazione PEGI 18 (d'altronde io i 18 li ho passati da un po'), per violenza e turpiloquio.
In queste settimane mi sto dedicando all'ultimo capitolo di una saga che mi appassiona da qualche anno, Assassin's Creed: Unity, un gioco nel quale si impersonifica un Assassino, che fa quello che fanno tutti gli assassini: va in giro (in questo caso per Parigi ai tempi della Rivoluzione Francese) ad ammazzare la gente cercando di non farsi scoprire.

Un giorno Giulia mi ha sorpreso davanti alla PS4 e al grido di "che bel cartone" ha passato il successivo quarto d'ora rapita mentre io esploravo Parigi mostrandole Notre Dame, la Conciergerie ed il Pantheon. Da allora "guardare papà che gioca al gioco del cavaliere" è diventato uno dei passatempi preferiti della piccola, e sono cominciati i guai. Infatti, ogni volta che il personaggio urta inavvertitamente qualche altro personaggio, viene apostrofato con amichevoli frasi quali "coglione, guarda dove vai!" oppure "stronzo, ti ammazzo!", il che, come è facile immaginare, è fonte di ilarità incontrollata per la piccola. Ovviamente le ho spiegato che i tati del gioco sono dei monelli e che non deve ripetere quello che sente, ma non l'ho vista molto convinta.

E comunque, il peggio doveva ancora venire.

Infatti, dopo essersi limitata a guardare per qualche tempo, Trottolizia mi ha chiesto di poter "andare a fare una passeggiata col cavaliere". Detto, fatto: le ho messo in mano il joypad e l'ho guardata, col cuore gonfio di orgoglio paterno, cercare goffamente di dirigere il personaggio lungo le strade di Parigi. Finchè è rimasta in un vicolo deserto  tutto bene, ma dopo circa tre secondi e mezzo dal suo ingresso nella piazza antistante Notre Dame gremita di gente, ha urtato un passante che l'ha insultata, ha sguainato la spada e l'ha uccisa. Conscia del fatto che la coordinazione necessaria per il combattimento è ancora troppo per la sua età, da allora il diavoletto biondo punta un passante, lo travolge volontariamente e poi mi passa il joypad ridendo al grido di "papà, aiuto!". Io cerco di fuggire e, se non ce la faccio, affronto il nemico. Poi le ripasso il joypad e lei punta da lontano un altro passante...
Pensavo che aver creato un piccolo bullo, sebbene virtuale, rappresentasse il punto più basso della mia carriera genitoriale quando Trottols ha scoperto che i passanti, vivi o morti, possono essere derubati. Da allora, quando mi passa il joypad, mi incita: "Papà, non scappare, uccidilo, così poi vediamo cos'ha in tasca!"

Quattro anni, bulla e sciacalla.

Come dicevo, sono un padre degenere.

Ma anche un po' orgoglioso...

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