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mercoledì 28 ottobre 2015

Maschile, femminile, singolare, plurale

Il personalissimo viaggio di Trottols nel mondo gender è iniziato. No, non sto parlando delle polemiche che sembrano infiammare l'Italia in queste settimane relativamente ad unioni civili ed a libri banditi da biblioteche veneziane, mi sto semplicemente riferendo al fatto che il diavoletto ha da poco scoperto le differenze tra maschile e femminile e tra singolare e plurale, con risultati, al solito, discretamente comici.


Qualche settimana fa, impadronitasi a tradimento dell'ipad paterno, Trottols ha scoperto Piante contro Zombi, uno spassosisimo - ed adatto anche ai più piccoli nonostante il nome - gioco in cui bisogna fermare un'armata di zombie armati solo di piante da giardino. Una volta capiti i rudimenti del combattimento, Trottols si è appassionata ed in breve tempo si è messa ad inveire contro i nemici proprio come faceva suo papà una quarantina d'anni fa (riempiendomi il cuore di orgoglio paterno). 
"Monelli zombi! Adesso vi uccido con la sparapiselli e col peperoncino! Ecco! Papà, come faccio ad uccidere quegli zombi?"
"Usa la melanzana mangiona!"
"Giusto papà! Prendi questo, zombo monello!"
"Giulia, come zombo? E' uno zombie, non uno zombo."
"No papà, gli zombie sono tanti, quello è uno, ha i pantaloni, è un maschietto, quindi è uno zombo. Se aveva la gonna era una zomba."

Come al solito, non fa una piega.
  
Durante una delle infinite negoziazioni che sembrano punteggiare la nostra esistenza quotidiana, dal fare il bagno all'andare a letto, all'ennesimo rinvio al rialzo di Trottols, perdo la pazienza e sbotto:
"Adesso basta Giulia! (ormai il diavoletto biondo ha capito che l'uso del nome proprio è segno inequivocabile di incazzatura genitoriale e castigo incipiente). Ho detto cinque minuti e basta! Se no mi arrabbio come una iena!"
Trottols alza la testa, mi guarda dal basso in alto e, nonostante sia prossima ad un capriccio da competizione, scoppia a ridere irrefrenabilmente.
Dibattuto tra il sollievo di aver evitato una discussione e la sensazione che la piccola mi stia prendendo per i fondelli chiedo, cercando di mantenere il volto severo:
"Cosa c'è da ridere adesso Trottols?"
"Papà, la iena è femmina, tu sei maschio, non puoi arrabbiarti come una iena!  Tu puoi arrabbiarti come uno ieno!"

mercoledì 21 ottobre 2015

Tipe da parchetto

Se è vero che quando accompagno Trottols al parchetto tendo a scambiare due parole principalmente con persone del mio stesso sesso, non posso fare a meno di osservare anche i comportamenti delle varie mamme presenti. Per par condicio, quindi, di seguito una breve tassonomia dei comportamenti delle abituali frequentatrici di altalene e scivoli.

La Bio
Si riconosce dalla fascia portabebè a fantasia rigorosamente africana che sfoggia ovunque nella quale riposa il secondogenito infante. Passa il tempo rammaricandosi del fatto che i giochi del parchetto siano di metallo o plastica e non di legno e al momento della merenda estrae dalla borsa in cotone anallergico un centrifugato di frutta fresca fatto con le sue mani. Può disquisire per ore delle più svariate teorie pedagogiche, perchè le ha studiate tutte e ne ha distillato il succo, arrivando alla soluzione che i bambini vanno lasciati liberi di esprimersi, anche quando vogliono scrivere col pennarello sul divano di ecopelle bianca del salotto. I contatti con la biologica sono ridotti al minimo visto che di solito non parla con i papà, che sotto sotto considera forme di vita inferiori.

La Multitasking
Diciamocelo, tutte le donne sono un po' multitasking. Questa però eccelle, dal momento che condizione necessaria per rientrare in questa categoria è avere sue figli indipendentemente deambulanti e con gusti diametralmente opposti: se uno va sullo scivolo l'altro (o l'altra) deve provare l'altalena, se il primo inforca la bicicletta diretto verso nord, il secondo schizza a sud a bordo del monopattino. Come un camaleonte, la mamma multitasking ha gli occhi indipendenti, che le permettono di seguire contemporaneamente le evoluzioni dei figli e se non è ancora dotata del dono dell'ubiquità è quantomeno velocissima nel rincorrere i suoi pargoli e se del caso salvarli da cadute e capitomboli. Inutile dire che alla multitasking va l'incondizionata ammirazione di tutti i papà del parchetto.

La Preoccupata
E' generalmente la compagna di un timoroso. Terrorizzata da malattie e microbi rincorre per tutto il parchetto il suo infelicissimo figlio con salviettine umidificate ed antibatteriche, si accerta della morbidezza del terreno sotto scivolo ed altalene (tutte le volte come se fosse la prima) e barda con casco, ginocchiere, gomitiere e polsiere il figlio ogni volta che sale sul triciclo. Perennemente in ansia vive malissimo la mezz'ora quotidiana dedicata all'attività fisica del pargolo e non interagisce con gli altri genitori, non riuscendo a staccare gli occhi di dosso a suo figlio nemmeno per un secondo.

La Cassandra
E' un'evoluzione della Preoccupata. Mentre la prima, preoccupata dall'idea che il suo pargolo possa venire a contatto con un ceppo di legionella antibioticoresistente semplicemente calpestando l'erba, rimane ad osservarlo tutto il tempo muta ad occhi sbarrati, tutt'al più con una mano davanti alla bocca, la Cassandra rivolge verbosamente la sua ansia verso il figlio.
"Adalgisa! Attenta, non correre, guarda dove vai! Piano sull'altalena! Fai attenzione alla scala dello scivolo! Pedala piano! Scendi dal monopattino! Ecco, sei caduta! TE L'AVEVO DETTO!"
Il te l'avevo detto è la prova inconfutabile che abbiamo di fronte una Cassandra. Seguono cinque minuti di cazziatone alla figlia (che ovviamente non si è fatta nulla, visto che è semplicemente inciampata su un pavimento di tartan morbido), un rapido ripasso delle procedure di sicurezza di quando si va al parchetto a giocare, una sistematina alle protezioni da hockey ed il ciclo può ricominciare.

La Sonnambula
Come la Multitasking ha due figli, ma è l'unica cosa in comune che hanno. La sonnambula si trascina lentamente al parchetto, preceduta dai suoi figli che si avventano indemoniati sui giochi. Arrivata alla panchina libera più prossima alle altalene si guarda intorno con lo sguardo perso nel vuoto, si siede ed inizia a fissare un punto davanti a sè, apparentemente incurante di quello che combinano i pargoli. Lo stato catatonico persiste per tutto il tempo della permanenza al parchetto, a meno di incidenti veramente seri, tipo frattura scomposta di tibia e perone o commozione cerebrale con vomito neurologico.
In realtà la sonnambula risponde agli stimoli, in quanto fornisce acqua e merenda quando richiesta, ma nel più assoluto silenzio e con gesti lenti e misurati. Inutile cercare di avvicinarla ed attaccare bottone. Sta semplicemente approfittando di una mezz'ora sola con se stessa per ricaricare le pile prima di affrontare la cena.

mercoledì 7 ottobre 2015

Tipi da parchetto

Dicesi "parchetto" qualunque spazio verde attrezzato con altalene, scivoli e dondoli ed adibito alla più che meritoria funzione di sfinire i piccoli diavoli, cosicchè una volta tornati a casa questi crollino addormentati, possibilmente un secondo dopo aver terminato la cena. (Eh sì, perchè se al pupo cade la faccia nel piatto di pasta poi va pulito e c'è il rischio che si svegli).


I parchetti sono ovunque, sempre uguali a se stessi dalla metropoli al paesino più sperduto, e sono frequentati, oltre che - ovviamente - da bambini, da adulti abbastanza facilmente categorizzabili. Quello che segue è un elenco, assolutamente non esaustivo, di personaggi maschili da me incontrati in ormai quattro anni di assidua frequentazione di panchine antistanti altalene e scivoli vari.

Il piacione
E' generalmente un neopapà, sui trentacinque, in forma, abbronzato, ben vestito e con un sorriso smagliante. Se non avesse al collo una borsa piena di biberon, acqua, biscotti e pannolini potreste scambiarlo per un agente immobiliare. La prima volta che ha accompagnato il figlio (per sbaglio) al parchetto, il piacione ha avuto un'illuminazione: il posto è pieno zeppo di donne giovani! Da allora, lavoro permettendo, si è fatto carico del viaggio al parchetto, dove cerca di attaccare bottone con tutte le mamme presenti,  dispensando sorrisi e battute  ma dimenticandosi spesso di suo figlio, che infatti rischia la vita tre/quattro volte all'ora.

Il timoroso
Lui non ci voleva venire, al parchetto. Non la vuole, la responsabilità di suo figlio, forse perchè sa perfettamente che al suo rientro a casa ogni graffio, ogni livido ed ogni starnuto del pargolo gli verranno sanguinosamente addebitati dalla moglie. Per questo il bambino del timoroso è una sorta di omino Michelin, vestito con piumone, sciarpa e cappello anche a Maggio, per evitare sia raffreddori, sia traumi da urto o caduta. Il bambino Michelin si muove generalmente molto poco, tiene le braccia larghe, non per i deltoidi possenti ma per gli strati di abiti da cui è coperto, ed è seguito dal padre come un'ombra. Il timoroso fa sedere il figlio nell'altalena chiusa anche a sei anni compiuti, si siede dietro di lui sul dondolo cingendolo con le braccia, e sullo scivolo tiene le mani protese a non più di trenta centimetri dal figlio, pronto a prenderlo al volo nel caso dovesse superare la folle velocità di un metro al secondo.
Il competitivo
Manager rampante o palestrato convinto, il competitivo è caratterizzato, appunto, dalla facilità con cui trasforma il momento di gioco al parchetto in una gara. Convinto che i figli debbano essere spronati, incita costantemente il suo a fare di più e meglio: correre più veloce, arrampicarsi più in fretta, calciare la palla più lontano, salire per primo sullo scivolo. E poco importa che il bimbo in questione abbia diciotto mesi e si regga a malapena in piedi. Il competitivo confronta le performances sportive dei bambini a voce alta, quasi sempre a sproposito e senza tenere in considerazione le differenze di sesso e di età. Nel malaugurato (ma abbastanza frequente, vista l'elevata propensione al pericolo del padre) caso in cui il bambino di un competitivo si ferisca, il padre lo trascina alla fontanella più vicina, lo sciacqua con acqua gelida e lo spinge nuovamente verso i giochi.

Anche in caso di frattura scomposta al naso.

Il rassegnato
E' l'opposto del competitivo. Si tratta di un padre che ha ormai accettato il fatto che suo figlio ha un raporto molto complicato con l'attività fisica (o magari è semplicemente pigro) e si riconosce perchè cerca costantemente il confronto (o il conforto) con gli altri padri, snobbando le mamme.
"Che brava che è sua figlia ad arrampicarsi sullo scivolo... Quanti anni ha? Due e mezzo? Il mio a quattro anni è un po' più lento, ma si sa, le femminucce sono più avanti a quell'età. Caspita, come va veloce col monopattino... Antongiulio, chiedi alla bimba se te lo fa provare? No? Hai paura? Va bene, sarà per un'altra volta... Che dici, giochiamo a calcio? Guarda la bimba, vedi come tocca la palla con la suola? Tu almeno, colpiscila con la punta..."   

Il New Age
E' uno tra i più subdoli tipi da parchetto. Indistinguibile da una padre normale, il papà new age ti si avvicina con nonchalanche e attacca immediatamente bottone:
"Che carina sua figlia! Come si chiama? Ah, Giulia, che bel nome. E' Vergine?"
Ovviamente nel parlato la maiuscola non si vede, per cui fraintendere è molto facile. Il primo impulso è quello di rompergli il naso con una testata, poi la ragione ha la meglio e:
"Scusi?"
"Dico, quando è nata, di che segno è? Perchè mi sembra abbia dei comportamenti tipici della Vergine"
Oh signore. Forse era meglio un pervertito.
Se c'è una cosa che non so è di che segno sia mia figlia. Credo che non ci sia nulla di più lontano dalla mia mente della possibilità che l'allineamento dei pianeti in un dato momento storico possa avere il benchè minimo influsso sull'indole e sui comportamenti di Trottols (anche se in alcuni momenti ho la sensazione che la piccola sia un distillato di Marte, Giove e mettiamoci anche Atena anche se non è un pianeta...). quindi sfodero il mio più bel sorriso e rispondo.
"Guardi, non so, è dei primi di Agosto... Cancro? Leone?" dico, sparando a caso due dei segni che so essere estivi.
"Ah, ma allora è un Leone. E l'ascendente?"
Posto che l'unica cosa che conosco di ascendente di Trottols è il suo tono di voce quando chiede cibo, mi stringo nelle spalle, scuoto la testa e sorrido.
"No, perchè l'ascendente è importante... Vede mia figlia? E' di fine agosto, ed ero molto preoccupato che nascesse Vergine, perchè abbiamo tante donne Vergine in famiglia e sono tutte problematiche... Fortunatamente è nata il 22 Agosto, quindi è Leone, proprio come sua figlia, anche se mi sa che è un po' cuspide. Ma lei non si deve preoccupare, il Leone è un bellissimo segno, i Leone sono..."
Appurato che non è un pericolo per Trottols, a queste parole stacco il collegameno orecchie-cervello e lo lascio parlare.
Da solo.