Quando la trottolizia ha un bisogno, questo deve essere soddisfatto.
Subito.
Visto che però non sempre mamma e papà sono pronti (o sufficientemente veloci) ad accondiscendere, il diavoletto biondo ha elaborato alcune tecniche di negoziazione che la aiutano nel difficile compito del far sì che il mondo giri esattamente come vuole lei.
La strategia base, definita "trade off sbilanciato" (unbalanced trade off) prevede da parte di Trottolizia l'assegnazione di un valore emozionale altissimo ad ogni richiesta; se questa viene negata, la reazione è talmente sopra le righe da sbilanciare la controparte, che si trova così a riconsiderare il suo diniego ed il più delle volte a modificare la posizione negoziale di partenza.
L'unbalanced trade off è presente nella cultura da tempo immemore, e nei secoli ha assunto diverse denominazioni. La più vicina a noi, per localizzazione geografica e temporale è chi vusa püsé la vaca l’è sua. Di seguito un esempio.
"Mamma, papà posso avere un clecle?"
"No Giulia, stamattina ne hai già mangiato un pacchetto intero, sono le 12.25 e tra cinque minuti è pronta la pasta".
"MA IO HO FAMEEEEEEE!!!!!! MAMMMAAAAAA!!! PAPAAAAAAA!!!! UN CLECLEEE!!!! UN CLEEECLEEEEEE!!!!! DAAAIIIII!!! NIENTE CINQUE MINUTI!! NIENTE PASTA!!! FAMEEE!!!! CLECLEEEEEEE!!! BWAAAAAAAAAAHHHHHH!!!!".
Questo, che sembrerebbe il più classico dei capricci, è invece una mossa degna di un Gran Maestro di scacchi. Infatti il genitore, analizzando la situazione sotto diversi piani, non può che arrivare ad una conclusione univoca:
-sul piano emozionale, gli spiace vedere sua figlia che piange così disperatamente, magari addirittura seduta per terra in un angolo faccia al muro, per una richiesta che può essere agevolmente soddisfatta;
-sul piano pratico, è difficile compiere qualsiasi attività con una fonte di rumore a 120db nel raggio di venti centimetri (eh, sì, perchè la strategia dell'unbalanced trade off prevede che trottolizia identifichi l'anello debole - nel 95% dei casi il padre - e lo segua urlando per tutta la casa);
-sul piano legale, il rischio che qualche vicino chiami i servizi sociali, sebbene remoto, non è mai del tutto escluso.
Quindi l'unica mossa logica che la controparte può fare è accondiscendere alla richiesta del diavoletto biondo e consegnare il clecle. Nel giro di mezzo secondo le lacrime si asciugano, le urla si quietano, torna il sorriso e per la casa si diffondono pace e un forte rumore di masticazione.
1-0 per il diavoletto e palla al centro.
Quando l'unbalanced trade off non funziona, ad esempio perchè mamma e papà si sono procurati una stanza insonorizzata e dei tappi per le orecchie, Giulia passa ad una negoziazione più sofisticata, basata sul concetto microeconomico di sforzo marginale decrescente. Anche questa strategia, definita "richiesta incrementale" (incremental request) è molto antica, risalendo addirittura ai tempi di Papa Leone X, ed è nota anche come hai fatto 30, fai 31.
"Mamma, papà, prima di andare a letto mi raccontate una storia?"
"Ma certo Giulia, che storia vuoi?"
"No una storia, due".
Ecco l'incremental request. A questo punto il genitore può rifiutarsi, rischiando però di generare una situazione di unbalanced trade off, oppure accettare. Anche se l'applicazione della strategia base non è così automatica, visto che Trottols ha ben altre frecce al suo arco. Facciamo un bel respiro, tappiamoci le orecchie, rifiutiamo e vediamo che succede.
"No Giulia, una storia sola".
"Ma mamma, papà l'altra sera mi ha raccontato due storie". Interessante. Quindi c'è il precedente. Rifiutarsi diventa sempre più difficile. E poi, diciamocelo; una volta tirato fuori il libro delle favole, messa a letto Giulia, rimboccate le coperte, il tempo incrementale della lettura di una seconda favola è trascurabile. Abbiamo fatto 30, facciamo 31.
"Va bene, Giulia, due favole"
"E l'ipad?"
"No, Giulia, o le favole o l'ipad, lo sai".
"Solo cinque minuti, daiiiii..."
E il loop si ripete, potenzialmente all'infinito.
2-0 per Giulia.
E siamo solo al decimo del primo tempo.
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