I primi giorni
Quarant'anni fa vigeva la regola del "vai e fai". Dopo il primo giorno di ambientamento la maestra ti metteva in mano una penna e (fortunatamente il periodo storico delle aste era già finito) iniziavi a copiare le lettere scritte alla lavagna, rigorosamente in corsivo (mi ricordo di aver compreso il vero significato dell'aggettivo "barocco" cercando di scrivere una H maiuscola).
Oggi? Oggi c'è una settimana di giochi, che in realtà serve alle maestre per valutare il materiale umano che hanno a disposizione ed identificare il punto zero. Che non deve essere altissimo, se è vero che il secondo giorno Giulia è tornata a casa con un braccialetto al polso destro, che le maestre hanno deciso a fare indossare a tutti i bambini della classe dopo aver chiesto di alzare la mano destra ed avere evidentemente ricevuto risposte non incoraggianti.
Il punto è che il piccolo (e perspicace) diavoletto biondo, la sera a tradimento mi ha chiesto: "Papà, scusa, ma il braccialetto non potevano metterlo solo a quelli che non sanno qual è la destra?"
Eh, già. Benvenuta nel mondo del politicamente corretto.
Il tutor
Il tutor è un bambino di quinta assegnato a ciascun nuovo alunno, che lo aspetta all'entrata, lo aiuta a portare la cartella in classe, lo accompagna in mensa e gli spiega come funziona la scuola. Il tutor di Giulia si chiama Paolo, è evidentemente figlio di un giocatore di basket norvegese per quanto è alto e biondo ed ha colpito come Cupido il cuoricino del diavoletto, che tornata a casa la prima sera si è espressa nel seguente modo:
"Papà, io mi sono innamorata di Paolo, perché sai, lui è grande, a me non piacciono i bambini piccoli, quelli di prima elementare..."
Se il buongiorno si vede dal mattino siamo fottuti.
Oggi? Oggi c'è una settimana di giochi, che in realtà serve alle maestre per valutare il materiale umano che hanno a disposizione ed identificare il punto zero. Che non deve essere altissimo, se è vero che il secondo giorno Giulia è tornata a casa con un braccialetto al polso destro, che le maestre hanno deciso a fare indossare a tutti i bambini della classe dopo aver chiesto di alzare la mano destra ed avere evidentemente ricevuto risposte non incoraggianti.
Il punto è che il piccolo (e perspicace) diavoletto biondo, la sera a tradimento mi ha chiesto: "Papà, scusa, ma il braccialetto non potevano metterlo solo a quelli che non sanno qual è la destra?"
Eh, già. Benvenuta nel mondo del politicamente corretto.
Il tutor
Il tutor è un bambino di quinta assegnato a ciascun nuovo alunno, che lo aspetta all'entrata, lo aiuta a portare la cartella in classe, lo accompagna in mensa e gli spiega come funziona la scuola. Il tutor di Giulia si chiama Paolo, è evidentemente figlio di un giocatore di basket norvegese per quanto è alto e biondo ed ha colpito come Cupido il cuoricino del diavoletto, che tornata a casa la prima sera si è espressa nel seguente modo:
"Papà, io mi sono innamorata di Paolo, perché sai, lui è grande, a me non piacciono i bambini piccoli, quelli di prima elementare..."
Se il buongiorno si vede dal mattino siamo fottuti.
I libri
Qui devo prendermi una licenza poetica. Confesso di non ricordarmi infatti i libri di lettura di prima e seconda, ma mi ricordo il sussidiario di terza, con lunghi e noiosissimi brani tratti direttamente da Cuore che
hanno corposamente contribuito a sviluppare la parte cinica del mio carattere.
I libri di Giulia invece sono sostanzialmente un incrocio tra la Settimana Enigmistica ed un giornalino di Peppa Pig sotto steroidi: colorati, pieni di giochi ed interattivi (ecco, la registrazione sul sito per interagire digitalmente con il libro non è proprio a portata di tutti i seienni, ma tant'è...).
I libri di Giulia invece sono sostanzialmente un incrocio tra la Settimana Enigmistica ed un giornalino di Peppa Pig sotto steroidi: colorati, pieni di giochi ed interattivi (ecco, la registrazione sul sito per interagire digitalmente con il libro non è proprio a portata di tutti i seienni, ma tant'è...).
Le note
Ai miei tempi la nota sul diario era il sacro terrore di ogni bambino: riceverne una significava un pomeriggio di terrore nell'attesa dell'inevitabile castigo e della reazione dei genitori, ai quali non sarebbe mai passato per l'anticamera del cervello di contestare le decisioni delle maestre, per quanto arbitrarie potessero essere.
Invece oggi il mondo si è capovolto: non (solo) perché i genitori di oggi difendono a spada tratta i figli, ma per quello che ho visto con i miei occhi.
L'altra sera, tornando dall'ufficio, ho incontrato il papà di una compagna di classe di Giulia che stava scuotendo un alberello nel giardino della scuola. All'inevitabile domanda su cosa stesse facendo è seguita una risposta abbastanza incomprensibile: "Ho bisogno di una foglia." "Una foglia?" "Sì, è per il compito a casa di Adalgisa [nome ovviamente inventato: nessuna nel 2017 si chiama più Adalgisa]" "Sai, io e mia moglie abbiamo già preso una nota sul diario di Adalgisa perché non abbiamo ricoperto i libri come ci era stato chiesto di fare dalla maestra e non vogliamo prenderne un'altra..."
Invece oggi il mondo si è capovolto: non (solo) perché i genitori di oggi difendono a spada tratta i figli, ma per quello che ho visto con i miei occhi.
L'altra sera, tornando dall'ufficio, ho incontrato il papà di una compagna di classe di Giulia che stava scuotendo un alberello nel giardino della scuola. All'inevitabile domanda su cosa stesse facendo è seguita una risposta abbastanza incomprensibile: "Ho bisogno di una foglia." "Una foglia?" "Sì, è per il compito a casa di Adalgisa [nome ovviamente inventato: nessuna nel 2017 si chiama più Adalgisa]" "Sai, io e mia moglie abbiamo già preso una nota sul diario di Adalgisa perché non abbiamo ricoperto i libri come ci era stato chiesto di fare dalla maestra e non vogliamo prenderne un'altra..."