Il talento è talento, non c'è niente da dire.
C'è chi è bravo a disegnare, chi a scrivere musica. C'è chi canta meravigliosamente e chi sa cucinare piatti deliziosi. Chi gioca bene a calcio, chi nuota come un delfino.
Se il buongiorno si vede dal mattino, il talento di Giulia risiede nella sue capacità di recitazione. E non sto parlando di quando nei suoi giochi finge di essere Cenerentola, Merida o la Dottoressa Peluche. Intendo la capacità di alterare la percezione della realtà di chi la sta attorno con comportamenti ed emozioni artefatte, ovviamente per ottenere qualcosa.
Piccola premessa: già prima della nascita di Trottols, io e mia moglie abbiamo deciso che non l'avremmo picchiata. Mai. In nessun caso. Nemmeno uno sculaccione simbolico. Finora abbiamo rispettato la promessa, anche se qualche volta è stato veramente difficile.
Atto I
Una sera dell'inverno scorso, durante la consueta negoziazione per la messa a letto, Trottols si impunta e decide che quella sera a nanna non ci vuole proprio andare. Non serve cercare di convincerla, inutile minacciarla: ha deciso che vuole vedere la partita sul divano con papà. Decido di ricorrere all'estrema minaccia: faccio la faccia cattiva, la guardo negli occhi ed esclamo: "Giulia, adesso conto fino a tre. Se al tre non sei andata nella tua cameretta ti metto in castigo. Uno..." "No, papà, no, nanne no! Partita! Milan alè! Juve bleah!" Soffoco a stento un sorriso, conscio che in certi frangenti non si può e non si deve mollare. "...DUE..."
Trottols mi guarda, cercando di capire se andrò fino in fondo. Quando si convince che il rischio del castigo è più che concreto scoppia improvvisamente in un pianto dirotto, salta giù dal divano e corre a perdificato verso sua madre che sta riposando, esausta, in camera da letto. "Mammmaaaaaa!!! MAMMMAAAAA!!!! MAAAAAAAMMMMMMAAAAAAA!!!!!"
"Cosa c'è Giulia?"
"Papà.... Mi ha picchiato! Qui!", urla a voce altissima il diavoletto indicandosi la spalla e continuando a piangere coi lacrimoni e singhiozzi.
Mi cade la mascella.
"Giulia, ma sei impazzita? Non è vero, non ti ho nemmeno sfiorata!"
"Non sono 'pazzita! Mammaaaaa, papà mi ha picchiato! Qui! Posso stare un po' con te nel lettone?"
Sipario
Atto II
Agosto scorso, Marina di Carrara, sera. Per concludere una giornata di mare ed una pizza decidiamo di andare a fare una passeggiata sul molo prima di andare a dormire. Giulia ovviamente non è d'accordo: vuole restare in piazza a giocare sullo scivolo. Dopo una buona mezz'ora di gioco decidiamo di imporci e ci avviamo verso il molo. Il diavoletto ci segue di malavoglia, lamentandosi con Papo di quanto siano cattivi i suoi genitori. Evidentemente Papo le dà ragione, perchè arrivati a metà del molo, in mezzo alla folla, Giulia inizia a fare il capriccio della vita (evento abbastanza infrequente ad essere onesti) urlando a gran voce che vuole tornare sullo scivolo.
Visto che la testa di più di un passante sta iniziando a voltarsi verso quella che sembra essere una bionda bimba dolcissima vessata da due genitori mostri, scatta il castigo, senza nemmeno il conto fino a tre anticipatorio:
"GIULIA! Adesso basta! Niente molo e niente scivolo, torniamo subito a casa!"
Momento di silenzio. Giulia ci guarda con lo sgomento dipinto sul volto. Due secondi per elaborare la strategia, altri due per gonfiare bene i polmoni d'aria e...
"NOOOOOO!!!! A CASAA NOOOOOO!!!! Papà, dammi le botte! Dammi le botte, ma a casa NOOOOO!!!"
Con la coda dell'occhio noto che i passanti stanno rallentando il ritmo della passeggiata, tendono l'orecchio ed alcuni hanno messo mano al cellulare, non sia mai ci scappi un video da mandare al Telefono Azzurro. Cerco di contenere il danno, parlando a voce innaturalmente alta a beneficio degli astanti.
"Giulia, ma cosa dici! Non ti abbiamo mai dato le botte e non cominceremo certo stasera (capito gente? Questa frase è per voi! Mettete pure via i cellulari). Sai che se ti comporti male perdi i tuoi privilegi e visto che questa sera hai fatto la monella, mamma e papà hanno deciso che si torna a casa."
"NOOOO!!! A casa noooooo! Dammi le botte! (sottinteso per chi guarda: come fai di solito) Ecco! Me le do io!" E a queste parole Trottols inizia a prendersi goffamente a pugni in testa.
Stavolta le mascelle che cadono sono due. Io e mia moglie ci guardiamo sbalorditi e sotto gli sguardi di disapprovazione della piccola folla che si è nel frattempo riunita, decidiamo per un ripiegamento strategico, che sa tanto di fuga con la coda tra le gambe. Con tutta la delicatezza del mondo prendo in braccio il diavoletto piangente che si dimena e finge di picchiarsi sulla testa, mia moglie afferra il nuovopattino e ci dileguiamo nella notte, consci di aver contribuito ai pettegolezzi dei prossimi due giorni.
Sipario.
Visto che la testa di più di un passante sta iniziando a voltarsi verso quella che sembra essere una bionda bimba dolcissima vessata da due genitori mostri, scatta il castigo, senza nemmeno il conto fino a tre anticipatorio:
"GIULIA! Adesso basta! Niente molo e niente scivolo, torniamo subito a casa!"
Momento di silenzio. Giulia ci guarda con lo sgomento dipinto sul volto. Due secondi per elaborare la strategia, altri due per gonfiare bene i polmoni d'aria e...
"NOOOOOO!!!! A CASAA NOOOOOO!!!! Papà, dammi le botte! Dammi le botte, ma a casa NOOOOO!!!"
Con la coda dell'occhio noto che i passanti stanno rallentando il ritmo della passeggiata, tendono l'orecchio ed alcuni hanno messo mano al cellulare, non sia mai ci scappi un video da mandare al Telefono Azzurro. Cerco di contenere il danno, parlando a voce innaturalmente alta a beneficio degli astanti.
"Giulia, ma cosa dici! Non ti abbiamo mai dato le botte e non cominceremo certo stasera (capito gente? Questa frase è per voi! Mettete pure via i cellulari). Sai che se ti comporti male perdi i tuoi privilegi e visto che questa sera hai fatto la monella, mamma e papà hanno deciso che si torna a casa."
"NOOOO!!! A casa noooooo! Dammi le botte! (sottinteso per chi guarda: come fai di solito) Ecco! Me le do io!" E a queste parole Trottols inizia a prendersi goffamente a pugni in testa.
Stavolta le mascelle che cadono sono due. Io e mia moglie ci guardiamo sbalorditi e sotto gli sguardi di disapprovazione della piccola folla che si è nel frattempo riunita, decidiamo per un ripiegamento strategico, che sa tanto di fuga con la coda tra le gambe. Con tutta la delicatezza del mondo prendo in braccio il diavoletto piangente che si dimena e finge di picchiarsi sulla testa, mia moglie afferra il nuovopattino e ci dileguiamo nella notte, consci di aver contribuito ai pettegolezzi dei prossimi due giorni.
Sipario.