Da quando Trottols ha coscienza di sè ha dichiarato al mondo che lei da grande farà la dottoressa. Noi non capiamo bene perchè, dal momento che la piccola non è mai venuta in contatto con dei dottori se non per le (fortunatamente poche) visite di controllo, ma, sebbene la professione medica non sia esattamente nella mia top ten, anzi, venga appena prima del social media content manager e del lucidatore di ottoni, abbiamo sempre incoraggiato questa sua passione, sperando che si affievolisse nel tempo a favore, che so, dell'astronauta o della ballerina di flamenco.
Niente da fare.
A Natale scorso la prima richiesta è stata Cicciobello Bua, che ci ha allietato per settimane con la sua febbre ed i suoi fastidiosissimi pianti registrati. A Carnevale Trottols è andata in giro per una settimana con occhiali finti, stetoscopio di plastica e camice bianco visitando chiunque le capitasse a tiro: bambolotti, peluches, cane del vicino e, naturalmente, mamma e papà.
Fin qui, comunque, tutto nella norma. Ciò che proprio normale non mi sembra, è che nel Trottodizionario inglese che stiamo costruendo sera dopo sera (eh, sì, perchè Trottols per addormentarsi non vuole una favola: pretende che le si leggano quattro pagine di un libro illustrato con parole in inglese) i termini medici sono preponderanti. Ormai padroneggiamo con noncuranza gauze, disinfectant e plaster, anche se non abbiamo mai visto una radiografia sappiamo pronunciare perfettamente X-ray ed oggetti come stethoscope ed ambulance non hanno più segreti.
Il prossimo passo sarà insegnarle a pronuciare sfigmomanometro.
Visto che si sta avvicinando il suo quarto compleanno, il piccolo diavoletto biondo ha palesato le sue numerose e fortunatamente bambinesche richieste di regali: ad oggi vuole, nell'ordine, la casa di Calimero, un puzzle delle Principesse Disney ed un pupazzo di Frozen. L'altra sera abbiamo cercato di ridurre il numero di regali ad una quantità ragionevole, con dei risultati abbastanza inattesi.
"Allora Trottols, cosa vuoi per il tuo compleanno?"
"La casa di Calimero!"
"Va bene. Allora quella te la regalano mamma e papà. E dai nonni cosa vuoi?"
"Voglio... Vorrei un libro." (già che ci siamo farei notare con piacere l'utilizzo della forma attenuata 'vorrei', visto che a Trottols abbiamo insegnato che 'voglio' non si dice...)
"Un libro? Mi sembra un'ottima idea. Che libro vuoi?"
"Un libro sul cervello."
"Un libro sul cervello."
"Cosa te ne fai di un libro sul cervello?"
"Un libro sul cervello in inglese."
"..." (momento di mutismo provocato da un comprensibile sgomento)
"Spiegami Trottols, perchè in inglese? E perchè sul cervello?"
"Papà, perchè se non so le parole come faccio a parlare con le dottoresse americane?"
Sabato mattina, mamma al lavoro, Trottols gioca assorta col Play Doh sul tavolo della cucina, papà in sala combatte col calcolo di IMU, TARI, TASI e chi più ne ha (di immobili) più ne metta (di soldi di tasse). Improvvisamente un rumore di passi mi allerta del fatto che il Play Doh ha esaurito il suo potere ipnotizzante e che Trottols è alla ricerca di nuovi stimoli. Chiudo fulmineo i files e me la trovo davanti, pennarello in una mano e quadernetto nell'altra.
"Papà, mi aiuti?"
"Certo, Trottols, a fare cosa?"
"Perchè lo zero lo so fare, è come la O, ma mi aiuti a fare l'uno?"
"Certo Giulia, l'uno si fa così. Lo mettiamo a sinistra dello zero?"
"Abbiamo fatto dieci?"
"Sì, abbiamo fatto dieci."
"Allora, papà, devi prendere la medicina per dieci giorni" dice la microdottoressa strappando il foglio dal quadernetto e allungandomelo.
Dieci minuti dopo, stesso rumore di piedi, stesso diabolico faccino sorridente, stesso quadernetto e stesso pennarello.
"Papà,"
"Dimmi Trottols."
"Mi insegni a scrivere? Se no come faccio con le ricette?"