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mercoledì 31 ottobre 2018

Gente a San Siro

Mi prendo una piccola vacanza dalle vicende trottolesche per toccare un tema che comunque la riguarda, almeno tangenzialmente. La piccola babyultra sta crescendo velocemente e sempre più milanista. Basti sapere che per la promozione dalla prima alla seconda elementare ha chiesto ed ottenuto la maglietta di Cutrone e che quest'estate, quando la signora che gestisce lo stabilimento balneare ci ha consegnato la chiave della cabina 63 la piccola ha esclamato "E vai! Come la maglia di Patrick!".
Uno degli effetti negativi di questa passione smodata (oltre alla sveglia mattutina al grido di "Se c'è Patrick Cutrone è gol") è che la piccola continua ad assillarmi su quando la porterò nuovamente a San Siro (perchè, come le ho spiegato, lo stadio di Milano è e sarà sempre San Siro. Il 'Meazza' non esiste). A questa domanda io cerco di traccheggiare, perchè il campionario di umanità che popola il settore dove ho l'abbonamento è abbastanza vario. Devo quindi prepararla ad incontrare

L'entusiasta: maschio, sulla quarantina. Evidentemente con un passato in Curva Sud, oggi imborghesitosi, conosce tutti, ma proprio tutti i cori, li canta stonatissimo a 130 db ed è un pericolo costante per i timpani di chiunque gli sieda in un raggio di 5 metri.

Il tecnico umarell: figura temutissima, in grado di rovinare la più appassionante delle partite. Un po' in là con gli anni, osserva la partita come i vecchi osservano i cantieri (non ha le mani dietro la schiena solo perchè è seduto) e commenta le azioni come i vecchi commentano gli operai al lavoro.
Il dramma è che lo fa coinvolgendo i vicini dando loro di gomito, con tono e inflessione di Ale di Ale e Franz. "Uè, ma secondo te il 4-4-2 va bene con quei giocatori? Io dico di no! Non si può far giocare l'esterno col piede opposto, i cross sono tutti sbagliati, non trovi?"

Il pessimista cosmico: è il Fabio Caressa della sfiga. Commenta tutte le azioni in modo negativo, prevedendo le sciagure più terribili. "No, non darla ad Abate, quello non sa crossare, è palla persa! Esci Gigio, esci che se no prendiamo il gol! Jack, non tenerla che la perdi, non passarla indietro che ci schiacciano!". Forse è solo scaramanzia, ma il punto è che purtroppo ha quasi sempre ragione.

Il monotematico: è uno che, inspiegabilmente ce l'ha a morte con uno specifico giocatore. Osserva in silenzo la partita, quasi non esulta nemmeno ai gol, tranne quando l'oggetto del suo odio gioca la palla. A quel punto si scatena, urla come un ossesso insultando la sua nemesi qualunque cosa faccia. L'unica spiegazione è che il giocatore in oggetto gli abbia trombato da poco la moglie.

Il distratto: altro personaggio temutissimo da avere al fianco. Nonostante abbia lo sguardo costantemente rivolto al campo di gioco sembra non vedere nulla di quanto succede, dal momento che chiede di continuo dettagli. "Chi ha rinviato di testa? perchè l'arbitro ha fischiato? Era fuorigioco? Chi si sta scaldando? Ma come si chiama il 7 avversario?" L'unico comportamento possibile per godersi la partita è fingere una sincope. 

Gli Allegri: nonostante siamo in tema calcistico non sono parenti dell'attuale allenatore della Juve. Sono un gruppo di amici che non si capisce cosa vengano a fare allo stadio. Arrivano insieme, rollano il primo cannone mentre i giocatori stanno facendo il riscaldamento prepartita e finiscono quando sono già sotto la doccia. La sensazione è che alla fine, se qualcuno gli chiede coma sia finita la partita, non ricordino nemmeno il risultato.

giovedì 19 aprile 2018

Ho creato un mostro

Sono tifoso.
Sono molto tifoso.
Sono sempre stato molto tifoso.


E' inevitabile quindi che un po' della mia passione sia passata al diavoletto (mai soprannome fu più azzeccato, in questo contesto) biondo, che dalla stagione 2017-2018 ha iniziato a tifare Milan. Mi piace pensare che la sua sia una passione autogenerata, ma temo che il desiderio di compiacere papà c'entri parecchio.

Fatto sta che, da quando l'ho portata a San Siro a vedere Milan - Universitatea Craiova (succoso preliminare di Europa League giocato in un'afosa serata di inizio agosto 2017) Giulia ha iniziato ad interessarsi di calcio, anzi, di Milan.

Ossessivamente.

Ha voluto la maglietta di Donnarumma, di cui pensavo ammirasse il colore dorato, si è interessata della possibilità di poterlo un giorno sposare, ha sviluppato un'insana passione per Bonucci, Bonaventura, Cutrone e soprattutto Suso. In breve tempo ha imparato a memoria la rosa (titolari e riserve) ed il suo principale cruccio è quello di non riuscire a scrivere correttamente Çalhanoğlu.

Il peggio, comunque, doveva ancora venire.

I cori dei tifosi sentiti allo stadio l'hanno affascinata, soprattutto perché si è resa conto che, come le canzoni di Rovazzi, erano un'ottima occasione per dire parolacce in libertà ed ha iniziato a cercarne quanti più potesse.
All'inizio la sua fonte ero principalmente io, che (in anticipo su quanto ha fatto lo Stato Sociale a Sanremo) edulcoravo i testi per renderli cantabili da una bimba delle elementari - e quindi "interista diventi pazzo / son vent'anni che non vinci un razzo". Poi, un giorno, la sento rappare un testo che non le ho insegnato io: "L'Inter è morta e sepolta al cimitero / scolpito sulla tomba / 11 Maggio 6-0".
Interrogata su quale compagno di classe le avesse insegnato quella canzone, Giulia mi ha regalato il suo sguardo "Papà non capisci niente", mi ha condotto al tablet e mi ha mostrato la fonte della sua ispirazione.


Come ci sia arrivata non mi è ancora chiaro, comunque non ricordo se ho già detto che il peggio doveva ancora venire.

Come in un diabolico Trivial Pursuit monotematico, la microultras ha infatti iniziato a sfoderare una serie incessante di domande:
"Papà, ma in che anno è nato il Milan?" Nel 1899 Trottols. E' scritto lì sullo scudetto.
"Papà, ma perché il simbolo del Milan è un diavolo?"
"Papà, ma perché i colori del Milan sono il rosso e il nero?" Queste le so, Trottols. E da oggi le saprai anche tu. "Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco, ed il nero come la paura che incuteremo ai nostri avversari". Lo diceva il fondatore del Milan, Herbert Kilpin.
"Papà, ma allora Donnarumma gioca col 99 perchè è l'anno di nascita del Milan?" Non credo. Penso che sia perché lui è nato nel 1999
"Papà, ma chi è il giocatore più bravo del Milan?"
"Papà, ma chi è il giocatore più vecchio del Milan?"
"Papà, ma chi è il giocatore più giovane/alto/basso/grasso/magro del Milan?"
"Papà, ma che differenza c'è tra Coppa Italia e Campionato?"
"Papà, ma quanti scudetti/coppe Italia/Champions/Europa League ha vinto il Milan?" E meno male che non conosci la Mitropa Cup...
Papà, ma..."
E il brutto è che a queste domande la risposta standard "Chiedi alla mamma" non può funzionare. 

Ho per caso già menzionato il fatto che il peggio doveva ancora venire?

L'altra domenica, al mio ritorno da San Siro dopo Milan-Napoli (per la cronaca: 1-1 con paratona miracolosa di Donnarumma al 93') trovo appesa alla finestra l'opera prima della babyultras prodotta, ci tiene a sottolineare mia moglie, dopo novanta minuti di tifo sfegatato e molto rumoroso: zoomando sull'immagine si possono distinguere un paio di frasi interessanti.

Ed è a questo punto che arriva il peggio: la piccola mi si avvicina e, dopo aver ricevuto la doverosa dose di complimenti mi sorride e mi fa la più temuta delle domande (altro che 'come nascono i bambini?')

"Papà, mi spieghi il fuorigioco?"

Ho creato un mostro.

Ed ora devo farlo crescere.

giovedì 5 ottobre 2017

Primo giorno di scuola 2/2

I primi giorni
Quarant'anni fa vigeva la regola del "vai e fai". Dopo il primo giorno di ambientamento la maestra ti metteva in mano una penna e (fortunatamente il periodo storico delle aste era già finito) iniziavi a copiare le lettere scritte alla lavagna, rigorosamente in corsivo (mi ricordo di aver compreso il vero significato dell'aggettivo "barocco" cercando di scrivere una H maiuscola).
Oggi? Oggi c'è una settimana di giochi, che in realtà serve alle maestre per valutare il materiale umano che hanno a disposizione ed identificare il punto zero. Che non deve essere altissimo, se è vero che il secondo giorno Giulia è tornata a casa con un braccialetto al polso destro, che le maestre hanno deciso a fare indossare a tutti i bambini della classe dopo aver chiesto di alzare la mano destra ed avere evidentemente ricevuto risposte non incoraggianti.
Il punto è che il piccolo (e perspicace) diavoletto biondo, la sera a tradimento mi ha chiesto: "Papà, scusa, ma il braccialetto non potevano metterlo solo a quelli che non sanno qual è la destra?"

Eh, già. Benvenuta nel mondo del politicamente corretto.

Il tutor
Il tutor è un bambino di quinta assegnato a ciascun nuovo alunno, che lo aspetta all'entrata, lo aiuta a portare la cartella in classe, lo accompagna in mensa e gli spiega come funziona la scuola. Il tutor di Giulia si chiama Paolo, è evidentemente figlio di un giocatore di basket norvegese per quanto è alto e biondo ed ha colpito come Cupido il cuoricino del diavoletto, che tornata a casa la prima sera si è espressa nel seguente modo:
"Papà, io mi sono innamorata di Paolo, perché sai, lui è grande, a me non piacciono i bambini piccoli, quelli di prima elementare..."

Se il buongiorno si vede dal mattino siamo fottuti.

I libri
Qui devo prendermi una licenza poetica. Confesso di non ricordarmi infatti i libri di lettura di prima e seconda, ma mi ricordo il sussidiario di terza, con lunghi e noiosissimi brani tratti direttamente da Cuore che hanno corposamente contribuito a sviluppare la parte cinica del mio carattere. 
I libri di Giulia invece sono sostanzialmente un incrocio tra la Settimana Enigmistica ed un giornalino di Peppa Pig sotto steroidi: colorati, pieni di giochi ed interattivi (ecco, la registrazione sul sito per interagire digitalmente con il libro non è proprio a portata di tutti i seienni, ma tant'è...).

Le note
Ai miei tempi la nota sul diario era il sacro terrore di ogni bambino: riceverne una significava un pomeriggio di terrore nell'attesa dell'inevitabile castigo e della reazione dei genitori, ai quali non sarebbe mai passato per l'anticamera del cervello di contestare le decisioni delle maestre, per quanto arbitrarie potessero essere.
 
Invece oggi il mondo si è capovolto: non (solo) perché i genitori di oggi difendono a spada tratta i figli, ma per quello che ho visto con i miei occhi.

L'altra sera, tornando dall'ufficio, ho incontrato il papà di una compagna di classe di Giulia che stava scuotendo un alberello nel giardino della scuola. All'inevitabile domanda su cosa stesse facendo è seguita una risposta abbastanza incomprensibile: "Ho bisogno di una foglia." "Una foglia?" "Sì, è per il compito a casa di Adalgisa [nome ovviamente inventato: nessuna nel 2017 si chiama più Adalgisa]" "Sai, io e mia moglie abbiamo già preso una nota sul diario di Adalgisa perché non abbiamo ricoperto i libri come ci era stato chiesto di fare dalla maestra e non vogliamo prenderne un'altra..."

lunedì 2 ottobre 2017

Primo giorno di scuola 1/2

Com'è successo?

Ero convinto che avessimo portato a casa dall'ospedale il diavoletto biondo non più tardi di un paio d'anni fa, e adesso salta fuori che va a scuola? A SCUOLA? In prima elementare?

Eh, sì. Ci siamo arrivati. Trottols va a scuola. Imparerà a leggere, scrivere, far di conto programmare in Scratch.

E' in momenti come questo che un vecchio genitore si rende conto di quanto il mondo sia cambiato, sotto numerosi punti di vista.

La Tecnologia (applicata alla scuola)
Il sito della scuola di Giulia è - apparentemente - bellissimo e molto funzionale. Accedi alla tua area privata e puoi gestire tutto: pagelle, pagamenti, iscrizioni a gite e corsi supplementari.
Quindi, la tecnologia c'è. Adesso applichiamola alla scuola.
Dovendo iscrivere Trottols a mensa (che chissà perché non si chiama più refezione) ed al doposcuola accedo baldanzoso al mio spazio privato, schiaccio tre pulsanti e - voilà - Giulia è iscritta. Niente attese infinite davanti ad uno sportello, nessuna perdita di tempo, tutto in tempo reale. Fantastico.
Sto per fare il logout quando una microscopica e minacciosa scritta in fondo alla pagina attira la mia attenzione: lì in basso, in Arial 5, c'è scritto "si pregano i genitori di scaricare e stampare i moduli, firmarli e consegnarli in segreteria".

Ecco cos'era la coda chilometrica di genitori armati di fogli che aspettavano l'apertura della segreteria che ho notato accompagnando Giulia a scuola stamattina...
Imprecando tra me e me stampo i moduli, che non sono altro che semplici dichiarazioni e li porto a casa. La sera mi accorgo di essermene dimenticato uno e decido - oh me incauto! - di copiare la frase "io sottoscritto [omissis] iscrivo mia figlia [omissis]" a mano su un foglio bianco e firmarla.

Il mattino successivo affronto la coda e consegno il plico. Alla presentazione del documento vergato di mia mano segue uno sguardo di disapprovazione della segretaria. "Eh, no, questo non va bene"
"Come non va bene? Ho copiato parola per parola il modulo del sito..."
"Si, ma vede qui?" Indicando un minuscolo codice a barre stampato in verticale sul lato sinistro del foglio, "a noi serve il codice a barre per inserire il documento nella cartella elettronica personale di sua figlia."

"Cioè, mi faccia capire. Io compilo un form elettronico che genera un documento che devo stampare, firmare e restituirvi (dopo mezz'ora di coda) così poi voi lo scannerizzate e lo rimettete allo stesso posto?"
"Certo. Non è fantastica la tecnologia?"
"E non avrei potuto semplicemente firmare il documento originale in forma elettronica barrando una casella?"
"..."
"..."
"..."
"Va bene, arrivederci."

Qualcosa è andato terribilmente storto.

Le maestre
Io una ne avevo, di maestra. Faceva tutto, italiano, matematica, disegno, educazione fisica (inglese manco a parlarne, l'ho iniziato alle medie). In più, un'ora alla settimana, c'era una signora della parrocchia che veniva a farci l'ora di religione.

Giulia invece ha
-la maestra "prevalente" (che dovrebbe essere quella con cui trascorre più tempo, quella che le insegnerà a leggere ed a scrivere)
-la maestra di inglese, incaricata di insegnarle la lingua d'Albione
-la maestra di sport, anzi, di Educazione Motoria o più familiarmente, "Motoria", come nella frase "Papà, oggi devo mettere la tuta perché nel pomeriggio ho Motoria"
-la maestra di musica, che non mi è ben chiaro cosa faccia, visto che Giulia è stonata come una campana e non sa nemmeno quante siano le note
-la maestra di Motoria in inglese, che è il vero mistero della scuola. Infatti pare che ad intervalli irregolari la classe del diavoletto biondo venga prelevata, condotta in palestra e lì passi un'ora a fare sport in inglese. Non ho indagato e non voglio indagare. Giulia ha detto che è divertente e questo mi basta.

E ci va già bene che l'orario delle lezioni è fisso. Ci sono infatti scuole (non è uno scherzo, giuro) che in nome del bioritmo fanno ruotare le materie non su base settimanale (cioè ho inglese tutti i venerdì dalle 11.00 alle 12.00) ma sulla base di calendari (lunari o aztechi o entrambi) irregolari, per cui se in settimana 1 ho fatto inglese dalle 11.00 alle 12.00 del venerdì, in settimana 2 lo farò dalle 17.00 alle 18.00 del martedì ed in settimana 3 dalle 8.00 alle 9.00 del lunedì.

Così, se sono uno facile all'abbiocco post prandiale non corro il rischio di essere scambiato per analfabeta matematico per il solo fatto che matematica sia - mettiamo - ogni mercoledì dalle 14.00 alle 16.00.

Insisto. Qualcosa è andato terribilmente storto.

giovedì 2 marzo 2017

Fratelli d'Italia


Risultati immagini per bandiera italiana

Uno dei cartoni animati che negli ultimi mesi ha velocemente scalato l'hit parade trottolesca è Alvinnn!!! e i Chipmunks, storia di tre animaletti simili a scoiattoli parlanti che tra le altre cose cantano in una rock band, caratterizzati da voci acutissime ed inintelligibili, in pratica un'ottava sotto gli ultrasuoni. La sigla del cartone animato è, in effetti, più incomprensibile del coro delle voci bianche della Scala quando intona il coro dei cherubini del Mefistofele. Eppure Trottols, che evidentemente dev'essere imparentata alla lontana con qualche animale dall'udito sopraffino, non ha problemi a capire ed a cantare in coro con i piccoli esserini maledetti le canzoni che accompagnano quasi ogni episodio della serie.
 
Ed è proprio guardando uno di questi episodi che Trottols nota che prima di una partita di baseball il pubblico si alza in piedi per ascoltare una canzone.
"Papà, ma cosa stanno cantando?"
"Star Spangled Banner, L'inno degli Stati Uniti d'America."
"L'inno?" E cos'è?"
"E' una canzone che rappresenta la nazione per cui è stato scritto, in questo caso appunto gli Stati Uniti, dove c'è New York, dove vivono lo zio Maci e la zia Maddy".
"Bello! E ce l'ha anche l'Italia?"
"Certo Trottols, si chiama Fratelli D'Italia e fa così..."
E per la successiva mezz'ora Trottols ha chiesto di ascoltare, a ripetizione, la prima strofa dell'inno di Mameli (perchè solo questa conosco... sfido chiunque a ripetere la strofa che comincia con "Son giunchi che piegano/le spade vendute; già l'Aquila d'Austria/le penne ha perdute").
Facendo l'esegesi del testo ("dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa" non è di immediata comprensione se hai solo cinque anni e mezzo...) non ho poi mancato di inserire spiegoni su patria e patriottismo, Fratelli Bandiera e Risorgimento, significato del Tricolore e via discorrendo, in modo da trasmettere al diavoletto biondo fin da subito l'importanza di certi valori.

Qualche mattina dopo, diretta verso la scuola al suono canticchiato della hit del momento, l'intramontabile "Tutto molto Interessante" di Rovazzi, Trottols si ferma di botto, si volta verso di me e con il suo più bel sorriso mi dice:
"Papà, adesso mi canti la sigla dell'Italia?"
Tremando al pensiero di conoscere la risposta mi faccio forza e le domando comunque:
"Come la sigla dell'Italia?"
"Ma sì papà, quella che cantano prima delle partite!"

lunedì 19 dicembre 2016

Bestia a sorpresa 2.x

Trottols non ci ha impiegato molto a stancarsi del gioco della bestia a sorpresa, e, nella migliore tradizione degli sviluppatori software, ha proposto imposto qualche modifica. Sono nate così:

Bestia a Sorpresa 2.0
Naturale evoluzione della v. 1.0, prevede che sia Trottols a nascondere la bestia nello zainetto ed io a tentare di indovinare quale sia. A parte il ritardo nell'uscita di casa dovuto alla naturale indecisione del diavoletto nello scegliere il peluche, la v. 2.0 nasconde numerose insidie, legate ad oggettive (per una bimba di cinque anni, sebbene sveglia) difficoltà tassonomiche: il pipistrello vola, quindi è un uccello. L'orso ha quattro zampe quindi si può cavalcare. Il pupazzo Cocci è un membro della famiglia, quindi è una persona.
E' evidente che con così tante false piste, l'unico modo che ho per indovinare in un tempo ragionevole quale peluche sia stato nascosto nello zaino è... sbirciare mentre Trottols è distratta. Sì, imbroglio, e allora? Fortuna che ha solo cinque anni...

Bestia a Sorpresa 2.1
In seguito ad un lavaggio di massa dei peluches e alla loro conseguente temporanea indisponibilità, Trottols ha deciso di portare all'asilo qualcuno dei suoi libri, il che ha generato la v. 2.1 del gioco, dalla complessità esponenzialmente più alta. Eh sì, perchè se le domande che permettevano di circoscrivere il numero di peluches erano poche (già con l'accoppiata Frutta/Animale e due/quattro zampe riducevo a non più di cinque il campione tra cui scegliere) con i libri è tutto un altro discorso. Trottols ne possiede infatti un centinaio (!), che spaziano dal primo giorno d'asilo alla storia di Robin Hood alle leggende greche ("la storia della Troia"). E' evidente che dalla v. 2.1 sbirciare preventivamente diventa una  necessità.

Bestia a sorpresa 2.2
Una mattina, usciti di fretta, ci accorgiamo di non avere con noi né un peluche né un libro. Nasce così la v. 2.2, che inizia decisamente a virare verso dematerializzazione e cloud. La bestia a sorpresa non è più un oggetto, ma il personaggio di un musical, l'unico che Trottols abbia mai visto, l'inimitabile Notre Dame de Paris. Fortunatamente i personaggi sono pochissimi, per cui già dalla domanda "E' una donna?" si può ridurre il campione a due (Esmeralda e Fiordaliso), mentre, anche nel caso si tratti di un uomo, i personaggi tra cui scegliere sono solo quattro o cinque.
Almeno finché, dopo qualche giorno, l'elenco dei personaggi inizia a comprendere:

- uno straniero (gli zingari che chiedono asilo a Notre Dame) maschio
- una straniera femmina
- una guardia maschio
- una guardia femmina
- Riccardo Cocciante (!), salito sul palco a salutare al termine dello spettacolo  
- la moglie di Riccardo Cocciante (!!!)

E la cosa più triste è che ormai non posso nemmeno più sbirciare...

Bestia a sorpresa 2.3
Un sabato pomeriggio Trottols è andata a vedere Il Magico Show di Natale, uno show per bambini a tema natalizio, con la mamma. Dal lunedì successivo è stata prontamente rilasciata la v. 2.3, del tutto identica alla v. 2.2 se non per il fatto che il personaggio da indovinare adesso viene da quello show, e non più da Notre Dame.
Già.
Ma io il Magico Show di Natale non solo non l'ho visto, non ne ho mai nemmeno sentito parlare. E così tra Natalino Salterino, Elfa tecnologica, Capo Elfo, Lucy e Nicolas, il nostro tragitto verso l'asilo diventa ogni giorno più faticoso e surreale.

mercoledì 5 ottobre 2016

Bestia a sorpresa

Settembre, andiamo. E' tempo di migrare tornare.
All'asilo.
Per l'ultimo anno.


 
Dopo la (nemmeno tanto) lunga pausa estiva ho ricominciato ad accompagnare il diavoletto biondo all'asilo (scusate: alla scuola materna. Riscusate: alla scuola dell'infanzia) e sono quindi ricominciate le temutissime passeggiate mattutine, durante le quali il cervellino appena sveglio di Trottols dà il meglio di sé proponendomi le domande più assurde ("Papà, ma oggi a New York è ancora ieri?" e via discorrendo).
Per sviare l'attenzione trottolesca ci siamo inventati un gioco: la bestia a sorpresa. Nella sua prima formulazione il gioco prevede che io nasconda un peluche a caso tra i 70 (non è un'iperbole) che giacciono sparsi in ogni angolo di casa nello zainetto di Trottols senza che lei veda e che durante il viaggio casa-asilo le fornisca indizi sufficienti a permetterle di indovinare quale peluche abbia avuto il privilegio di accompagnarla a scuola.
Ovviamente abbiamo dovuto fare un po' di beta testing, visto che i dialoghi dei primi giorni andavano più o meno così
"Papà dammi un indizio!"
"Fammi tu una domanda, Trottols."
"Va bene. E' Titti?"
"No Trottols, non funziona così. Ne hai 70, se parti così finiamo a mezzogiorno. Devi cercare di capire che bestia sia escludendo le altre. Ad esempio, prova a chiedermi se è un animale."
"Giusto, papi. E' un animale?"
"No, non è un animale."
"Allora è Alex Banana!" (uno dei Vitamini, i dieci peluches a tema frutta e verdura ottenuti l'anno scorso con i punti dell'Ipercoop) 
"No, Giulia, dovresti farmi ancora qualche domanda, tipo di che colore è, se è un frutto o una verdura, insomma, ridurre le possibilità."
"Va bene papà. E' un frutto?"
"Sì"
"Allora è Alex Banana! Te l'avevo detto!"
"Ehm... No, Giulia. E' un frutto ma NON E' Alex Banana."
"Ah... E' rosso?"
"No."
"Allora è Frankie Fica!"
"Casomai Frankie Fico, Trottols. No, ma la risposta è coerente con gli input, quindi va bene. Ti aiuto un po'... Comincia per B."
"Bob Broccolo!"
"Bravissima Giulia!"
E a questo punto, dopo essere arrivati a scuola, possiamo aprire lo zainetto, abbracciare Bob Broccolo e salutare insieme le maestre.

- continua -